Dalla seconda metà di aprile e fino ai primi due giorni di maggio del 1945, nel mentre ciò che resta del «Reich millenario» promesso da Adolf Hitler si dissolve definitivamente in tutta l’Europa, il fulcro del residuo confronto militare ha come posta in gioco la città di Berlino.

La capitale della Germania nazista, prima ancora che costituire un’ambita preda bellica era il simbolo di ciò che restava del progetto totalitario che per dodici anni aveva attraversato e afflitto l’intero continente europeo. La conquista della metropoli tedesca assumeva quindi un significato a sé, divenendo il suggello di un definitivo capovolgimento delle sorti per le collettività continentali. Si trattava di una resa dei conti conclusiva con il nazionalsocialismo. Era anche l’ultimo, definitivo atto di una tragica partitura che aveva trascinato i tedeschi, e soprattutto i popoli vittime del nazifascismo, nell’abisso.

Il racconto di una quindicina di giorni accompagnati da aspri, incessanti, violentissimi combattimenti, e i ritratti dei suoi diversi protagonisti, dell’uno come dell’altro campo, sia militari che civili, ci restituiscono quindi non solo il teatro di una gigantesca battaglia ma il senso epocale di un passaggio storico. Da allora, infatti, nulla sarebbe stato più come prima. In Germania, in Europa, nel mondo intero.

A fare da cornice a questo evento epocale, in sé ben più rilevante del costituire comunque un rabbioso e devastante episodio bellico, c’era infatti il lascito di una guerra di conquista e di sterminio, promossa dalle potenze nazi-fasciste. In sei anni di combattimenti, l’intero continente europeo, attraversato da giganteschi eserciti, letteralmente dissodato – nelle sue radici – dalla violenza del ferro e del fuoco, aveva conosciuto un’immane tragedia collettiva.

Addentrarsi, giorno dopo giorno, in quello che sarebbe divenuto lo scenario in cui si espresse l’ultimo rantolo di un crepuscolare ma furente regime dai tratti criminali, è anche il resoconto di come non solo esso si sia inabissato ma di come abbia trascinato con sé, ancora una volta,  persone e cose, trasformando la città di Berlino in una livida e cupa scenografia di morte.

Claudio Vercelli*

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*Claudio Vercelli, storico contemporaneista e pubblicista, insegna presso la Limec-SSML, istituto universitario per mediatori linguistici di Milano. Tra le sue ultime pubblicazioni si segnalano: Neofascismo in grigio (Einaudi, 2021), Storia del conflitto israelo-palestinese (Laterza, 2020), e Israele. Una storia in 10 quadri (Laterza, 2022). Con Capricorno ha pubblicato, tra gli altri, Neofascismi (2018), El Alamein, L’anno fatale. 1919. Da piazza San Sepolcro a Fiume (2019), Frontiere contese a Nordest. L’Alto Adriatico, le foibe e l’esodo giuliano-dalmata (2020), La Linea Gotica e la Brigata Ebraica e Capire le foibe (2024).