La sezione ANPI Val Pellice confuta alcune affermazioni contenute nel libro di G. V. Avondo e L. Grande.

 

Abstract: L’articolo propone una dettagliata disamina di episodi, fonti storiche e storiografiche sulla Resistenza nelle Valli Valdesi. Il lavoro di analisi condotto dalla sezione ANPI Val Pellice vuole essere un antidoto rispetto ai danni che una narrazione parziale e poco rigorosa di un’epoca storica produce.

 

«Negli ultimi trent’anni si è assistito alla diffusione di una narrazione semplificata e, in alcuni casi, deformata della Resistenza che è via via penetrata nello stesso discorso pubblico. Un esempio di tale processo è la banalizzazione del paradigma della Resistenza come <<guerra civile>>, banalizzazione che ha condotto a mettere sullo stesso piano i due schieramenti, quello fascista e quello antifascista, annullando le divergenze di intenti e responsabilità. L’accezione di Resistenza come <<guerra civile>> ci invita a soffermarci sull’importanza della scelta e sul senso civile che essa ha comportato: scegliere di “ribellarsi” non era una scelta obbligata e, tantomeno, priva di pericoli. In modo strumentale la stessa definizione di <<guerra civile>> è stata adottata per ridimensionare le responsabilità di coloro che avevano scelto di fare parte della Repubblica Sociale Italiana, un regime reazionario, razzista e violento.

Per contrastare l’affermarsi di una “memoria alterata” molti storici hanno dedicato negli ultimi anni un notevole impegno nella pubblicazione di saggistica divulgativa – si pensi alla collana Fact Checking della casa editrice Laterza – e nella diffusione di appelli pubblici in occasione di celebrazioni e ricorrenze – si pensi alla controversa istituzione del Giorno del Ricordo e alle orazioni pubbliche che tendono a restituire una visione storica parziale e fuorviante.

Oggi è quanto mai urgente sgomberare il campo della memoria collettiva da luoghi comuni e mistificazioni, restituendo un quadro rigoroso del contesto storico di un’epoca, che riteniamo debba essere compreso in tutta la sua complessità. Come sezione ANPI Val Pellice facciamo, dunque, nostra questa urgenza, proponendo una breve trattazione che offre una dettagliata disamina storica di episodi e fonti sul tema della Resistenza nelle Valli Valdesi, prendendo spunto dal commento critico all’esposizione contenuta nel testo Avondo G. V., Grande L., “La resistenza nelle Valli Valdesi. Dai rastrellamenti estivi alle giunte CLN (1944-45)”.

L’esposizione di Avondo e Grande è da considerarsi un esempio tra tanti dell’affermarsi di una narrazione distorta, tesa a confondere luoghi comuni e fatti storici, sostituendo in molti casi questi ultimi con i primi.

Netto e chiaro è il discrimine che separa la storiografia dall’opinionismo. Fare storiografia significa rispettare la completezza dell’informazione per dare conto del contesto nella sua interezza e complessità; citare le fonti in modo chiaro e trasparente per permettere di verificare le tesi sostenute dagli autori in relazione ai fatti storici considerati; interrogare più fonti sugli stessi avvenimenti storici e, naturalmente, citare fonti attendibili.

Quando gli autori scelgono di riportare informazioni parziali, omettere i riferimenti alle fonti, usare un’unica fonte per la ricostruzione di un fatto storico e, in alcuni casi, basare le presunte ricostruzioni storiche su fonti poco attendibili e tendenziose, si sconfina nel campo dell’opinionismo.

Il lavoro di analisi che proponiamo di seguito vuole essere un antidoto rispetto ai danni che una narrazione superficiale, parziale e poco rigorosa di un’epoca storica produce.

[…]

 

Prosegui la lettura di Note sulla Resistenza nelle Valli Valdesi