Il partigiano John si chiamava Francesco.

Nella primavera del 1995 gli Africa Unite pubblicano “Il partigiano John”, una canzone dedicata al tema della Resistenza il cui titolo si ispira a “Il partigiano Johnny” di Beppe Fenoglio.

Il testo è fatto di poche parole crude (“Il primo colpo va sparato dritto in faccia, a sangue freddo in pieno sole”) attribuite a John, vecchio partigiano che a settant’anni sa che tornerà ad abbracciare il suo fucile per una nuova Resistenza, più disperata ancora della precedente perché “hanno mischiato le carte e la sabbia è oro per chi non sa.”

La canzone è inserita nella raccolta “Materiale Resistente” pubblicata a cura del comune di Correggio per i 50 anni della Liberazione, e farà parte dell’album “Un sole che brucia” che la band pubblicherà qualche mese dopo. E’ una delle canzoni più eseguite in live e più note della band, che ben ne proclama l’impegno civile e politico.

Quello che pochi sanno è che la canzone ha un riferimento molto preciso e personale che ne aiuta a comprendere le parole crude.

Il 30 aprile del 1945 un camion carico di partigiani della 105^ brg Pisacane delle Garibaldi che aveva concorso alla liberazione di Torino con la missione di occupare la Camera del Lavoro in Corso Galileo Ferraris, saliva verso le proprie basi in Val Pellice per farvi provviste. Poco oltre Nichelino, all’altezza delle Torrette in prossimità del bivio con la strada che unisce Vinovo a Stupinigi, ebbe la sventura di incrociare una colonna di oltre tremila militari della Repubblica Sociale e delle Brigate Nere, la cosiddetta colonna Bassani che teneva dietro alle truppe tedesche che cercavano di varcare le Alpi e che erano temporaneamente accasate nella palazzina di caccia di Stupinigi. Facilmente riconoscibile perché imbandierato a festa, il camion venne fatto oggetto di un nutrito fuoco di sbarramento da parte della Brigata Nera Lidonnici di Cuneo: 13 partigiani persero la vita, i loro cadaveri vennero successivamente seviziati e sfigurati.

Uno dei martiri di quest’ultimo strascico sanguinoso e sanguinario della guerra di Liberazione era Francesco “Prometeo” Raviolo, nonno materno di Francesco Caudullo in arte “Madaski”, familiarmente Mada, leader della band insieme a Vitale “Bunna” Bonino. A lui Mada deve anche il nome che porta, Francesco.

Nel video una versione della canzone diffusa dalla band per la Festa del XXV aprile del 2020.