di Lorenzo Tibaldo*
Forse si sorvola su questo aspetto, ma è fondamentale: esiste una stretta connessione tra la lettura e la comprensione di un testo e la convivenza civile.
Il diffondersi della democrazia è strettamente legato al processo di alfabetizzazione di massa, con le connesse pratiche di lettura e scrittura. Patrimonio di minoranze all’inizio dell’età moderna, dove i caffè diventavano, con il giornalismo periodico, luoghi di dibattito pubblico su argomenti di interesse collettivo. Il romanzo e il giornalismo diventano strumenti fondamentali della crescita culturale della società. Il romando diventa una forma di letteratura democratica “affermando il principio inaudito secondo il quale ogni vita – scrive Antonio Scurati – è degna di essere raccontata, con una lingua che, con il passare del tempo, sempre più popolare. Non solo le vicende epiche degli eroi con il loro linguaggio raffinato, ma anche le vite più semplice e normali. Un esempio sono nell’Ottocento “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni oppure il “Cuore” di Edmondo De Amicis. La cultura diventa occasione di crescita del popolo.
Da tempo questo processo si è arrestato, in particolare in questi ultimi vent’anni con l’avvento dei social. Una regressione che ha portato a un analfabetismo culturale dei giovani e di ritorno per molti adulti. La lettura veloce e di scorrimento, inibisce le capacità dei circuiti neuronali di lettura e di comprensione profonda che invece viene richiesto da testi di natura letteraria e giornalistica. Inondati di notizie, si perdono le capacità di analizzare e selezionare le informazioni, di riflettere sui loro significati, inibendo le capacità di concentrazione, di fare sintesi e ricordare.
Questo favorisce la penetrazione delle ideologie reazionarie nelle società. Uno degli aspetti del fascismo è stato la sua opera di semplificazione ideologica della complessità della realtà (come sta facendo oggi la Destra da Trump a Meloni e Salvini), con una manipolazione linguistica delle parole, mettendo in primo piano il pronome “Io” con frasi sempre limitate a soggetto, verbo e complemento oggetto. Il linguaggio ridotto a slogan per istillare odio, paura indicando il nemico di turno. Il populismo sovranista usa lo stesso linguaggio.
Oggi la madre di tutte le battaglie non si gioca solo sul campo della politica, ma, principalmente, su quello della cultura. Anche su quest’ultimo le forze democratiche sono rinchiuse in difesa.
* Lorenzo Tibaldo è Presidente del Comitato Val Pellice per la difesa dei valori della Resistenza e della Costituzione.