Foto allegate e commento

Allora, qui siamo credo il 17 ottobre del 1944. Vi ho detto dell’aereo caduto.
Questo è il funerale. Siamo nella strada, siamo già prossimi al cimitero, quasi arrivati. Ci sono appunto il pastore valdese Enrico Geymet, riconoscibile per id ue… come li chiamiamo questi bianchi? Al suo fianco c’è un vice, chiamiamolo vice pastore per allora, uno studente in teologia che era qui. E poi alla sinistra questo credo Ettore Mica con tutto l’ambaradam tipico quasi di un vescovo. Siamo appunto nel momento in cui si fa il funerale. Ma non agli otto caduti alleati. Sette sono stati sepolti in modo così un po’ improvvisato vicino appunto dove è caduto l’aeroplano e lì si è tenuta già una prima cerimonia. Questo invece, il funerale, l’ottavo che era sopravvissuto, era stato portato in paese e per fare un atto celebrativo in paese, perché Rorà era in mano partigiana, si fa un funerale in paese a quell’uomo. Nei documenti che raccontano questo funerale, sia per parte del prete cattolico Mica che per parte di Geymet, si racconta che relativamente all’appartenenza religiosa di questo uomo seppellito qui, non si poteva sapere se era protestante o cattolico e allora si è deciso di seppellirlo nella linea di confine all’interno al cimitero che separava all’epoca, non so se è ancora così adesso, …non è più così adesso, le persone morte valdesi da quelle cattoliche. Allora, qui stiamo andando verso il cimitero, dietro il pastore, tutti i partigiani uniti che portano la salva del caduto. Erano otto perché c’erano più ruoli, erano aerei senza strumentazione per cui c’era da fare di tutto, uno che teneva l’altimetro, l’altro che doveva aprire il portellone per sganciare, l’altro che metteva il paracadute, insomma, erano sempre otto, in tutti gli equipaggi otto.

Lo sappiamo, grazie alla ricerca di uno studioso veramente in gamba, Giuseppe Barbero, non è l’Alberto Barbero della Rai, Giuseppe Barbero è andato a studiarsi gli archivi inglesi della RAF, quelli che si chiamano Sorting Report, i report delle uscite, dove viene raccontato anche questo e viene descritto un pezzo che rimane sempre incerto il motivo per cui si sono schiantati, nel senso che io prima vi ho dato la mia opinione, si sono schiantati perché il tempo era cattivo, ma più persone hanno sostenuto e sostengono che era avvenuto invece un sabotaggio alle strumentazioni nell’aeroporto di Foggia, perché nel Sud Italia i fascisti del Nord Italia non ancora piegati e che lottavano ancora perché il fascismo e il nazismo si affermassero, organizzavano delle missioni nel Sud Italia per boicottare le apparecchiature alleate che si erano installate nel Sud Italia ed è accaduto, alcuni casi sono stati provati tentativi di boicottaggio, e in questo caso qualcuno sostiene, due anni fa qui alla commemorazione del Montoso l’ho sentito ancora dire da Maria Airaudo, sono caduti perché è entrato uno ed è riuscito a sabotare sei altimetri e gli aeroplani sono caduti per quello. Non abbiamo una versione definitiva su questo aspetto. Comunque Giuseppe Barbero ha studiato a fondo, nella versione del comandante dell’aeroporto di Celone a Foggia si dice che è stato il maltempo e l’ostinazione nel voler a tutti i costi andare, in questo attaccava il suo superiore che gli aveva ordinato di fare la missione anche se lui non voleva.

Qui siamo in un altro punto di Rorà, sempre quel giorno, purtroppo la luce è un po’ cattiva, siamo sempre a Rorà.

Tu [Cipriano Tourn] dicevi che conosci, hai in mente come si chiama il primo partigiano che apre la fila con la bandiera? Il nome di battaglia è Palo e di cognome se ricordo bene è Cannariato. Cannariato, che era siciliano presumibilmente. E poi dopo aver sposato una ragazza di Luserna, ha messo su famiglia e dovrebbero esserci i nipoti.

Quante relazioni sono nate in quegli anni che poi hanno portato le persone a rimanere! Anche il pastore Geymet ne parla, prima diceva della recita del 17 febbraio criticata ma in altri punti racconta di quanti cattolici sono quasi convertiti venendo in chiesa, non essendoci un prete che teneva funzioni, che poi hanno continuato ad avere un’attenzione nella loro vita alla chiesa valdese, altrove, quando sono potuti tornare a casa al sud.

Allora, ecco questo è quanto ha scritto il papà, il nonno..? La sua mamma Carmela [Maio Levi]. Quanto ha scritto dietro una di queste fotografie: un aeroplano si è incendiato ed è precipitato sulle montagne, gli avviatori alleati sono stati sepolti al cimitero di Rorà, Rorà-Val Luserna, 105ª Brigata Garibaldi, le corone e l’omaggio sincero ai caduti ignoti, combattenti delle medesime cause della libertà.

Poi dopo la guerra sono venuti a prendere le salme da quel luogo dove è accaduto l’aeroplano, come hanno fatto ovunque degli addetti dell’esercito inglese e li hanno portati in un cimitero di guerra che mi sembra sia vicino a Como, o Milano e sono sepolti là.

Qui stiamo dentro al cimitero e siamo nel momento sta avvenendo la cerimonia per questo caduto e stiamo evidentemente in questa zona di confine tra le due aree.

Ah, c’è ancora questa. Ecco, siamo sempre nel cimitero, qui vediamo solo partigiani e questa bimba che chissà chi è.

Poi c’è ancora questa che, dietro reca “funerale dei partigiani caduti a Rorà dopo la guerra”, ma non è Rorà, questo deve essere un partigiano, un funerale fatto a maggio del 1945, immagino a Luserna, a caduti della zona. Però nessuno di noi è ancora riuscito a riconoscere… Prima o poi bisognerà riuscirci.

Sappiamo che questo partigiano qui si chiamava Bill, si sono fatti vivi i suoi discendenti recentemente, questo appunto è un funerale che si poteva fare, se è Luserna, in questo modo è solo dopo la guerra, ovviamente.

In copertina: Roberto Terracini, Postazione della 105ª Brigata Garibaldi, particolare.