Il 24 gennaio del 2014 Andrea Geymet dell’ANPI di Torre Pellice ha raccolto la testimonianza di Domenica, correntemente Gina Saracco tramite una intervista di cui ha effettuato la registrazione video.
Nata a San Secondo di Pinerolo, Gina aveva aderito immediatamente ed istintivamente alla Resistenza e si era data compiti di collegamento e di intendenza che andavano ben al di là del ruolo di staffetta che di norma veniva assolto dalle donne.
Appartenente alla Brigata Val Germanasca “Willy Jervis” della V Divisione Giustizia e Libertà “Sergio Toja”, ci piace ricordarla in una foto che le fu fatta alla liberazione di Pinerolo, in quello che è adesso Corso Torino, in pieno centro, su un camion carico di partigiani: unica donna in una camionata di uomini.
A 88 anni, dai ricordi ancora perfettamente nitidi, Gina racconta a Geymet del formarsi delle bande tra San Secondo e Prarostino subito dopo l’8 Settembre, delle sue missioni e dei rischi occorsi, dei rapporti tra le bande e dei fascisti locali. Senza retorica e senza miti celebrativi: “la gente faceva la sua vita. Né più né meno. E c’erano quei pochissimi, perché abbiamo il coraggio di dirlo, quei pochissimi che facevano quello che potevano.”
Nota: l’intervista è un inedito; la trascrizione dalla traccia audio della registrazione video è stata effettuata con Turboscribe, ed è stata riveduta e corretta manualmente a cura di anpivalpellice.it. Abbiamo optato per una trascrizione letterale dell’eloquio di Gina, sia per evitare interventi sempre discutibili, sia per rendere il tono dello scambio. La registrazione video è disponibile in sede a Torre Pellice.
Ma lui [tuo padre] è morto là sul fronte?
No, no, no, è morto qui perché io sono del ’26, in seguito a una ferita, e io avevo 3 anni.Abitavate a San Secondo?
Sì, sì, in una cascina dove c’erano già prima, non è che mia madre li avesse messi, dove c’erano i mezzadri, noi dividevamo tutto e noi mangiavamo con quello, perché una volta era così, però devo dire che siamo sempre.., io ho studiato, allora costava andare alla scuola superiore.Ma comunque sono state le magistrali, giusto?
Sì, sì.Ovviamente le elementari e le medie le hai fatte lì a San Secondo?
No, le medie non c’erano a San Secondo, Pinerolo, c’era solo fino alla quinta.Però come facevi ad andare a Pinerolo?
In bicicletta, due volte al giorno perché mia madre non mi lasciava mangiare là, venivo a mangiare a casa e poi tornavo.Avanti e indietro, quando avevi dai dieci anni in su?
Avevo dieci anni, pensa.Allora, insomma tutte queste pedalate te le sei poi ritrovate anche utili quando sei poi stata dopo staffetta, eri ben allenata.
Sì, sì, è perché io sono andata in bicicletta fin dopo la Liberazione, quando due o tre anni dopo, perché prima non c’erano neanche le automobili, gente che aveva l’automobile era proprio uno ogni, non so quanti. A San Secondo, figurati, c’era il medico perché a un certo punto aveva bisogno del… se no tutti gli altri andavano in bicicletta a Pinerolo.Solo lui in macchina per andare nei posti urgenti, ok?
Già, perché andava fino a Roccapiatta, allora.Già, un medico unico che teneva tutta la zona.
Sì, fino a Roccapiatta, perché adesso non si sanno più queste cose, allora sembra che tutto sia come adesso, invece no, non è purtroppo così.Adesso è tutto estremamente facile, sembra normale, ma per voi non c’era questa situazione . Venendo al papà, lui raccontava qualcosa della prima guerra mondiale?
Io non lo so perché, io avevo tre anni quando è morto.Non hai avuto tempo.
Già, e mia madre avevamo altre cose da fare perché figurati, naturalmente lui era malato, ha dovuto curarlo e poi è morto e lei ha dovuto mettersi… Anche con i mezzadri, perché sai, non sai, i mezzadri non erano proprio nella divisione perfetti, ecco. E allora, ma perché la vita era tutta diversa una volta proprio. Però io ti dico che io sono stata bene anche lì, perché se tu hai, non so, vivi anche al di fuori di te stesso, praticamente trovi sempre qualcosa da fare. Penso che io ho imparato perfino a potare le viti con i mezzadri, perché a un certo punto giocavo con i loro bambini perché ne avevano sempre tre o quattro, naturalmente, e poi a me interessava tutto, quindi andavo sempre in giro con loro, quando potevo, quindi ho imparato tutto. Poi quando ho avuto io la cascina, io sapevo già farla andare avanti.Già, ormai ti eri già messa le mani in pasta e sapevi fare… Ma quel periodo lì che appunto eri bambina, ragazza, era il periodo del fascismo, chiaramente, dovevi partecipare a quei sabati fascisti?
No, nei paesini non c’erano i sabati fascisti, c’erano a Pinerolo, ecco, perché a Pinerolo allora le cose erano diverse, ma se avessero dovuto farli in tutti i paesini, avrebbero dovuto trovare della gente che era talmente ricca che poteva a un certo punto preparare i sabati e farli, invece di cercarsi da mangiare.Capito…
Allora, la gente, non si può neanche dire che fosse fascista la gente, io ti parlo della campagna, cioè di San Secondo e della montagna, non si può neanche dire perché quelli a malapena mangiavano.Ecco, non hanno fatto né caldo né freddo allora.
Né caldo né freddo no, se era necessario mettersi la camicia nera se la mettevano, se proprio era obbligatorio, ma non è che… non sapevano neanche leggere e scrivere, la maggior parte, quindi a un certo punto i ragazzini che andavano a scuola elementare avevano la divisa e la dovevano mettere, perché noi la mettevamo quando era necessario.La facevano mettere per certi eventi?
Sì, sì, per le feste, non so, l’11 febbraio per esempio, per la chiesa, eccetera, e poi in altri momenti per l’onomastico del duce o del re, perché anche del re lo facevano, poco, ma lo facevano, erano furbetti, perché sai, la gente era sempre stata monarchica, specie in Piemonte, e allora se gliela avessero fatta cancellare del tutto, non so se avrebbero veramente…Tenuto i piedi la baracca. Aveva bisogno della monarchia il fascismo, no?
Sì, aveva bisogno, perché io non so com’era da Roma in giù, ma da Roma in su, anche io avevo una zia a Firenze e quindi qualche volta andavo anche a Firenze, da Roma in su era il re che contava, più che il fascismo. Sì, ti vestivi perché eri obbligato, battevi le mani o cantavi Giovinezza, ma questo non vuol dire che tu fossi fascista.Era solo di superficie o indotto.
Sì, sai chi è che erano fascisti veramente? I maestri, le maestre soprattutto, perché le maestre erano quasi tutte nubili allora, moltissime, allora il duce andava bene per loro, presumo io.Un modello.
Ecco il modello, il modello del vero uomo, ecco.Anche la mia mamma aveva fatto questa osservazione, le maestre erano nubili, lei me lo spiegava col fatto che avendo, provenendo in qualche modo dalla classe operaia, dalla gente proletaria, ma avendo un grado di istruzione un po’ superiore, non trovavano un compagno facilmente.
… Quelle che erano in montagna, perché a San Secondo non più, a San Secondo ce ne erano proprio le vere fasciste che quelle erano proprio, non si sposavano, ma le altre erano sposate in fondo, i maestri, uomini, tutti sposati. Sì. Neanche uno che a un certo punto forse piuttosto che andare in giro a cercare…Già, c’erano..
Sai..!C’erano magari più maestri che negli anni poi successivi?
No, no, di maestri a San Secondo ce n’era uno, pensa, a Prarostino nessuno, a San Bartolomeo nessuno.Quello che dici però purtroppo ha una certa implicazione, cioè anche se erano quasi solo i maestri, come dici, a essere fascisti convinti, attraverso di loro passava l’educazione e quindi c’era la trasmissione delle idee fasciste?
Certo che c’era, però sai, adesso non bisogna pensare che i ragazzi di allora fino a dieci anni fossero come quelli di adesso che hanno la televisione, che sanno un po’ tutto e cose così.
Allora andavano a dormire alle otto di sera dopo aver fatto il compito, studiato la lezione perché tutti lo dovevano fare, perché padre e madre ti interrogavano per non far brutta figura, perché era quello naturalmente e anche perché i ragazzi sapessero le cose che dovevano sapere, però non avevano neanche il tempo di apprendere secondo me.Ma i messaggi però forti che il fascismo veicolava?
Arrivavano perché anche noi facevamo, non so, ci mettevamo in piazza tutti vestiti, eccetera, però non era ancora quello e non lo era neanche nelle inferiori. Cioè, in definitiva, siccome non si parlava mai di politica, perché allora non si parlava di politica, allora capisci, veicolare qualcosa non era possibile perché nessuno sapeva niente.
Cioè, c’erano quelli che erano fascisti, ma erano quei pochi che andavano, che facevano già qualche cosa, avevano già fatto almeno le inferiori ed erano andati a fare gli scrivani magari da qualcuno, allora quelli, però io non so se non si vestissero e non ne parlassero solo così per mantenersi l’impiego.Eh già, questo è un dato che non si può avere perché su questo la verità ce l’ha solo la persona dentro.
Eh già, eh già.Ho capito. Quadra quello. Qualche momento speciale come tu avevi dieci anni allora, nel ’35-’36 con la guerra d’Etiopia, lì vi hanno…
Sai, era troppo lontana da noi che non avevamo neanche la radio, perché allora chi aveva la radio era un ricco. Perché io mi ricordo quando andavamo in giro col lume, neh? A petrolio, perché non… specie in campagna non era ancora arrivata l’elettricità. Quindi come vuoi fare?Non avevano strumenti per riuscire ad arrivare…
No, secondo me no. Nelle città io non so. Sì. Ecco, nelle città non lo so, ma in campagna era così. E la campagna era anche… aveva anche molta gente, neh, milioni e milioni.L’industrializzazione era cominciata, ma c’era ancora tanta agricoltura. E i cinegiornali della domenica: al cinema qualche volta andavate a vederli insieme? Cioè insieme ai film chiaramente.
Guarda, quando… prima di tutto costavano, prima di tutto. E allora bisognava avere i soldini. Io qualche volta andavo, ma i figli dei mezzadri nostri non sono mai andati al cinema. Andavamo a messa e… oppure i valdesi andavano alla ‘predique’, come si diceva allora, ecco, e basta. E poi andavamo a benedizione noi, cattolici, perché potevamo toglierci di casa. Ma neanche quello lo facevamo, secondo me, con tanto… sai, i bambini che non sanno niente. In definitiva accettano tutto senza neanche sapere se è religioso o no. No, perché noi dobbiamo metterci come allora.
E per quello che la gente pensa che sia tutto uguale, è che qualcuno dovrebbe scrivere dei libri per spiegare loro come eravamo.Sì, perché il contesto era totalmente diverso. Le idee nascevano su altre basi, insomma, c’era poca circolazione.
Eh già, ma in campagna c’era la vendemmia, quando battevano il grano era gran festa e tutti i bambini volevano salire e poi magari cadere nel buco, sì. Ma perché era proprio una cosa mai più vista quella. In città invece c’era, non so se qualcuno arrivava, ecco, quella per loro era una festa, se veniva anche un fascista così.Sì, sì, perché dalla città arrivava un personaggio…
Non è che… Secondo me non sentivano neanche quello che diceva quello lì, perché io qualche volta sono andata, perché la scuola, siccome andavo a Pinerolo, dovevo andare con la scuola, però noi, io mi ricordo che io ne avevo sempre una barba, una barba, non finiva mai, non arrivava mai questa cosa, che barba, non eravamo fascisti, perché ci stufavano noi.Ecco, sortiva l’effetto opposto addirittura.
Sì, sì. Perché tutte quelle lì che si facevano, secondo me non erano capaci a farle, perché ci mettevano sfilati, cioè in fila, tutti ben messi dovevamo essere, tre o quattro ore prima che arrivasse quello lì, perché quello lì si fermava magari a bere un bicchiere.Che sfinimento.
Allora, questi bambini o anche i, non so, a quattordici, quindici anni, ne avevamo fin sopra i capelli.Vi hanno anche portati a quando è venuto Mussolini a Pinerolo?
Sì, io andavo già a scuola.Era il ’39…
Sì.Eri dovuta andare vestita da fascista?
Sì, sì, ma tutte le volte che c’erano quelle cose lì dovevamo andare. Al sabato, guarda, c’era sempre qualcosa che dovevamo vestirci.Eri già in prima superiore lì nel ’39?
Sì, nel ’39 sì.Quindi già alle magistrali?
Eh sì.Hai un ricordo di quel giorno lì particolare?
No, no, no, niente. Guarda, io mi ricordo solo che mi sbuffavo sempre. Perché io non sono una che accetta di stare lì così.E allora… Già l’indole…
Allora io criticavo già. Ne avevo già basta. Cioè, non capivo il perché. Adesso so che perché mi mettevano lì due ore prima.Però già allora succedeva così. E dell’anno successivo della dichiarazione di guerra del giugno del ’40 hai qualche ricordo?
In campagna non se ne fregava nessuno, meno quelli che avevano la cartolina e che dovevano andare. Però non avevano secondo me neanche un’idea, perché era passato troppo tempo dal ’15-’18.Sì, per cui non c’era più una memoria
No.Quindi c’è stata magari di nuovo contentezza per…
Non credo, non credo. La gente non voleva… Cioè, chiamiamoli poveri, ma erano quelli ecco. I poveri non amavano andare, neanche se là mangiavano meglio che a casa. Ma la trovavano un perdere tempo, perché loro naturalmente prendevano quel poco dal governo, ma a casa chi lavorava non c’era più.Braccia tolte dalle cascine e dalla terra.
E anche dalle fabbriche, perché capisci, le fabbriche gli davano un certo stipendio, ma loro lì non ce l’avevano più. Io li ho sempre sentiti lamentarsi, sempre.E di quella breve campagna militare che ha fatto Mussolini per attaccare la Francia insieme al nazismo, lì nel mese di giugno del ’40, ricordi qualche passaggio di truppe?
No, no, perché noi non siamo andati tanti. Anche perché forse il fascismo sapeva benissimo che il Piemonte non era proprio quello che era con lui. E allora tutti si lamentavano, ma perché andiamo di là a fargli qualcosa di male mentre prima eravamo amici?C’era questa idea tra la gente?
La gente povera, perché tutto è diverso. Io non so gli altri come fossero, però io non ne ho mai sentito uno, neanche di ufficiali, perché noi poi a casa nostra ci avevano preso le camere per gli ufficiali che erano alla fabbrica della colla, tu non sai dov’è, ma vicino alla stazione di San Secondo c’era una fabbrica che faceva la colla. Allora lì poi a un certo punto è andata di rabello [a scatafascio] naturalmente, allora lì è diventata una caserma e tutti dovevano cercare di dare delle camere dove gli ufficiali andavano a dormire. Combinazione, noi avevamo una casa grande, noi eravamo solo io e mia madre e quindi ci hanno requisito le camere, non quelle dei mezzadri sotto, ma quelle sopra.Quindi avevate gli ufficiali in casa?
In casa, però noi siamo sempre stati trattati molto bene, molto bene.Questo era nel periodo della guerra, dell’attacco alla Francia?
No, no, lì c’era sempre. Sono stati fissi.Lungo tutta la guerra?
Sì, perché lì c’era difatti anche quando c’è stata la guerra del ’40, noi avevamo gli ufficiali lì che si lamentavano anche loro, io me li ricordo.Ecco, neanche loro erano convinti…
No, perché capisci che se andavano avevano, magari sarebbero morti e magari ce ne erano di quelli che avevano già dei figli. Io mi ricordo di uno che aveva un figlio più o meno come ero io, ecco, della mia età e che mi trattava sempre bene. A noi davano sempre delle cose che portavano via dalla caserma, così, perché c’era già allora quello.Non solo all’8 settembre, ma si prendeva già.
E all’8 settembre quelli lì, a San Secondo, è iniziata così la Resistenza, perché all’8 settembre, quando loro sono scappati tutti, che se ne sono andati, uno degli ufficiali che erano lì, che io conoscevo anche se non stava da noi proprio, ma stava nella casa vicina, quello lì è andato su con 4 o 5 soldati ed è stato il primo partigiano. Allora, quando a me, e Giulio ce l’ha sempre un po’ con me che dico.., i primi partigiani sono stati gli ufficiali degli Alpini, i primi che sono andati…Abbiamo Barbato anche come esempio, la Cavour, Petralia…
Certo, certo…Roberto Malan, del resto, che era qui a Pinerolo…
Sì, sì, sì, perché quelli, noi non avremmo fatto niente senza quelli, perché quelli sapevano fare la guerra, noi no.Poi sono subentrati però…
Sì, sono subentrati…Sono subentrati uomini politici poi alla guida…
Certo, certo, non molti neh però devo dire, non molti. Cioè ci sono stati i giovani, perché i fascisti, quei cretini, hanno naturalmente messo il bando perché si presentassero quelli del ’25 che non erano, quelli del ’26, sono arrivati fino al ’26, allora la gente invece di andare da loro a farsi portare chissà dove, sono andati in montagna. Se loro non l’avessero fatto ce ne sarebbero stati di meno.Sicuramente, la Resistenza sarebbe stata un fenomeno minore, ci sarebbe stata perché quelle bande ormai si erano formate, andavano avanti, però chiaramente…
Ma erano due gatti quelli lì, capisci? C’era questo ufficiale che conoscevo io, con quei tre o quattro, lui è poi stato il primo morto a San Bartolomeo.Il suo nome?
Non me lo ricordo.Potrebbe essere Sansone?
Sì, sì, è Sansone, è da me perché io le avevo portato un po’ da mangiare i primi giorni che erano lì, allora a un certo punto, ho visto che li conoscevo così, avevo preso un po’ di pane, glielo avevo portato, poi i genitori, quando sono venuti su, sono venuti a cercarmi.I genitori di…
Di Sansone. Sono partiti per venire su, perché noi l’avevamo…Da dove venivano loro?
In Sicilia, erano dei siciliani.Ed erano riusciti a partire dalla Sicilia a venire su. Ma avevano saputo che era stato ucciso?
Non lo so come l’hanno saputo, perché io quello non l’ho mai saputo, però noi abbiamo fatto il funerale, quella gente di San Secondo, tutti insieme, ci siamo messi, e poi sono arrivati questi, e lì c’era, noi avevamo una piola che si chiamava da Artur, che erano dei vecchi socialisti, cioè il padre era un vecchio socialista della FIAT del ’21, però lui era sempre calmo, perché…Gli avevano detto qualche problema? Prima che tu nascessi nella salita al potere del fascismo?
No, no, no. Lui era un socialista, ma era un uomo calmo, sai, non di quelli che fa, per esempio, che si lancia, lui non lo faceva. E aveva un figlio, ecco perché noi lo chiamavamo da Artur, perché il figlio era Arturo. Allora, quando sono arrivati i genitori, lui mi ha detto, ha mandato giù uno perché io venissi su a parlare con questa gente. Quindi io ricordo tutto, perché io l’ho proprio vissuto.Quando sono arrivati i genitori, sono venuti da voi?
Sì, sono andati da Artur, perché non sapevano dove andare. Poi… hanno contattato Artur, allora Artur mi ha detto devi venire su tu perché…Artur sapeva che tu andavi a portare su da mangiare..?
Sì, sì.Allora li hai accompagnati fisicamente?
Sì, li ho accompagnati al camposanto, perché ormai noi l’avevamo sepolto.L’avete sepolto in San Secondo?
No, sempre su a Prarostino.Perché sarebbe stato pericoloso?
Sì, sai, era all’inizio, però noi non sapevamo niente, eravamo anche cretini, perché non avevamo, cioè noi a un certo punto non sapevamo niente di politica, praticamente, perché a 16-17 anni con la scuola che c’era, che non ti insegnava né il fascismo né l’antifascismo, niente. Allora capisci che era difficile.E quindi quella tua spinta ad andare su a portargli da mangiare era più così spontanea?
Sì.Non era politica per niente?
Assolutamente, assolutamente, perché io lo conoscevo, allora lui aveva mandato uno dei soldati a fare il giro dai contadini per avere qualcosa da mangiare, era venuto giù alla sera alle 10, mia madre per poco lo ammazza, perché mia madre aveva sempre la pistola in mano. E allora capisci, a un certo punto arriva questo qui, poi dopo io gli ho detto, ma no è uno dei soldati, diamogli qualcosa.E già la tua mamma ha dovuto avere un ruolo di protezione, mancando tuo papà si è presa a lei in carico.
Già, già.Gli ha puntato proprio la pistola quando è arrivato?
Sì, sì, sì, già. Ah ce l’aveva sempre, era la pistola di mio padre, aveva portata giù una Browning dei tedeschi.Ma dai, presa in guerra?
Presa in guerra.Ah dai, quindi se c’era bisogno avrebbe saputo anche usarla da mamma.
Altro che, altro che.E dell’estate lì, prima dell’8 settembre, tra il 25 luglio, tu ricordi qualche momento della caduta?
No, perché a un certo punto quello non ci ha toccati noi. Noi non ci ha toccati, perché sai, hanno fatto poco anche nelle città, perché parliamoci chiaro, non è che siano diventati antifascisti per quello, c’erano due gatti magari che erano antifascisti da sempre, tipo quello lì il padre di Artur, che però non era uno che non so, organizzasse, lui era fascista, cioè socialista per sé stesso, perché aveva lavorato alla FIAT, aveva visto come erano gli operai, eccetera, ma se no, gli altri no. E’ quando sono andati sul suo Prarostino, sono incominciati ad arrivare quelli che avevano richiamato…Questo è successo, il primo richiamo a novembre, se non ricordo male, ne hai visti proprio tu di questi ragazzi arrivare da qualche parte?
Un po’ sì, perché per esempio quelli di San Secondo sono saliti, per non andare con gli altri naturalmente, perché ti mandavano in Germania.Lo sapevano, vero, che sarebbe andata così?
Già, quindi non se ne è presentato neanche uno e sono andati tutti su, oppure quelli che avevano qualche modo di lavorare in campagna si sono messi a fare i contadini e allora a quelli non li toccavano.Non li disturbavano?
Avevano anche bisogno loro di mangiare, quindi qualcuno doveva restare a casa.E tu dall’8 settembre in poi quando hai cominciato, quando è stata la prima volta se te lo ricordi che sei proprio andata su a portargli da mangiare? Era ancora a settembre a Sansone?
A Sansone era all’8, il 9 settembre, perché loro sono andati su senza niente pur di scappare.E dove erano andati?
Erano andati su a San Bartolomeo dal parroco, perché il parroco di San Bartolomeo ha fatto tanto per noi. A differenza di quello di San Secondo che invece niente.Era dall’altra parte?
Non dico che fosse dall’altra parte, ma non riteneva che noi fossimo importanti.Invece questo di San Bartolomeo si è messo a disposizione?
Oh questo ci ha fatto.., tante volte ha portato lui le armi che avevamo lasciato per aria.E già da subito allora Sansone è andato lì a trovare un rifugio presso di lui?
Ecco non so se sapesse qualcosa o non te lo so dire, perché loro andavano sempre a fare delle passeggiate con gli alpini su. Allora può darsi che l’avesse incontrato, non so. Però ha scelto proprio di andare a San Bartolomeo e lì ci sono stati i primi che poi sono diventati…Ma lui è morto dieci giorni dopo..?
Eh sì, quasi subito. E ma perché c’è stato il rastrellamento. Perché naturalmente loro volevano portarli via tutti, quando hanno saputo che ce ne erano su. E lui forse è stato troppo lì. E capisci che a un certo punto uno che va su non crede.., e poi era un ufficiale, non crede che gli altri possano arrivare subito per metterlo, magari non sapeva neanche che l’avrebbero portato in Germania, perché lui aveva sempre fatto l’ufficiale. E gli ufficiali una volta, sai, erano proprio dei signori.Potrebbe essere proprio stato così, che non ha neanche capito il contesto.
Secondo me non ha capito, perché i suoi soldati se ne sono andati.Da lì dal parroco?
Subito!Si sono portati più in alto?
Non lo so dove sono andati, poi saranno andati più in alto, saranno andati a Pralarossa, dove poi c’era Erminio [Long] e allora lì… Loro si sono fermati lì perché a Prarostino non ce ne erano più, troppo vicino.La strada permetteva già di arrivare su con dei camion se dovevano fare un rastrellamento?
Dei camion proprio no ma avevano delle macchine.E quando hanno fatto quel rastrellamento…
Sono arrivati subito. E lui non so per quale ragione, comunque è stato lui subito… Difatti noi abbiamo sempre pensato ma come mai i suoi soldati no e lui sì? Si vede che lui si è presentato, magari gli avrà detto ma cosa volete? Sai uno che è abituato a comandare dice ma questi qui che sono dei soldati qualunque.Gli do io gli ordini addirittura. E invece l’han freddato cosi.
Eh già, perché l’hanno ammazzato subito.E i suoi genitori allora tu li hai accompagnati al cimitero?
Sì, io li ho accompagnati al cimitero, poi loro l’hanno dissepolto e se lo sono portati via.Se lo sono portato in Sicilia allora?
Sì, sì. E ma sai era l’unico figlio che avevano, figlio maschio ancora… sai i siciliani…Neanche facile credo in quel momento perché ormai gli americani erano già sbarcati in Sicilia ed erano in Calabria anzi a settembre già veniva lo sbarco di Salerno se non ricordo male. Le loro vicissitudini le avranno avute ma sono andati giù.
Sì, sì.Dunque, tu quando è arrivato quell’autunno del 1943, eri a Pinerolo a scuola alle magistrali?
Sì, con Giulio.Ecco, con Giulio Giordano. Era già iniziata la scuola l’8 settembre?
No.Cominciava più tardi?
No, cominciava l’ottobre, primo ottobre.Quindi eri a casa ancora?
Sì, sì, ero a casa, però nessuno di noi sapeva niente di niente. Perché i partigiani non c’erano ancora perché i partigiani sono nati salvo quei pochi che erano militari tipo Petralia e quella gente lì che naturalmente si sono nascosti non che abbiano incominciato la Resistenza prima. Ecco, allora quando invece hanno richiamato, hanno incominciato a richiamare il ’24-’25, naturalmente allora c’erano tutti quei ragazzi che dovevano decidere se volevano andare in Germania o stare qui. E lì si sono formati i partigiani la maggior parte.A ottobre hai cominciato la scuola, sarà già stata la terza o la quarta delle magistrali?
Sì, era la penultima.Penultimo anno?
Penultimo anno. Forse l’ultimo.Non avete finito nell’estate del ’44?
Forse l’ultimo. Sì, sì.Allora, a ottobre hai cominciato la scuola. Tu andavi come dicevi all’inizio avanti indietro in bicicletta…
Sai, l’8 settembre per noi è stata quasi una giornata come le altre perché fino a quando in primavera non è partita quell’ondata, non c’è stato niente.Si sapeva però c’era questa notizia dell’armistizio, però lì non ha fatto succedere granché sono gli ufficiali militari che sono andati su.
Ecco, quelli, che poi sono spariti a un certo punto, perché non è che siano stati lì cioè sono andati in alto oppure avevano degli amici sono andati a casa degli amici perché non è che ci fossero già le bande, perché non c’era un gatto.Era solo un nascondersi.
E già, era solo un nascondersi, e quelli che erano proprio naturalmente politicizzati allora quelli lì, i comunisti per esempio, ma non esistevano, non so dove diavolo erano. Non era ancora.E chi ha poi preso una guida un po’ di più lì nella zona dei ragazzi che erano su?
Guarda, i ragazzi che erano su, all’inizio c’era Erminio, che però non era lì era verso la Val Germanasca, perché qui era troppo vicino, secondo me non poteva stare una banda non era possibile Allora, prima, difatti tutti i nostri che andavano su a spizzichi non sempre, quando uno decideva partiva e andava da Erminio, erano senza armi perché anche le armi non è che ce ne fossero granchéSi sapeva questa cosa che Erminio era un punto di riferimento dove andare?
Nessuno lo sapeva perché io non lo sapevo, e neanche Artur, che era l’unico socialista, non sapeva niente, non sapeva niente perché quelli di Erminio erano quelli del posto che si, magari si trovavano, magari facevano, ma non facevano ancora proprio…… delle azioni.
E no, non le facevano, era troppo presto.Già, non avevano neanche armi a momenti E quindi non si sono neanche caratterizzati come GL subito?
Eh sì, perché a un certo punto sono arrivati Bosio [Giacomo] e…Costantino [Giovanni]?
No, Costantino non era da noi, era a Perosa, era più in su. Comunque sono arrivati questi due e allora le cose si sono un po’… ma non avevano ancora bisogno, sai, secondo me i primi proprio che hanno fatto qualcosa era già quasi estate.Ecco, solo poi all’estate del ’44 quando hai finito la scuola.
Sì, difatti io sono stata chiamata perché loro ne avevano bisogno lì dove ci siamo noi, dove c’era la mia casa e dove c’è tuttora la mia casa che non è più mia perché ho dovuto vendere in fretta e allora lì erano tutti valdesi e i primi partigiani erano tutti valdesi perché erano gente del posto, capisci? Artur stesso era un valdese. Allora, lì a un certo punto avevano bisogno di qualcuno che gli portasse in giro la roba, facesse qualche cosa e allora uno dei padroni di quei prati che veniva sempre da noi a prendere l’acqua d’estate quando fienava allora mi ha mandato a chiamare, cioè mi ha detto vieni su e io sono andata su a casa sua e allora mi ha detto te la sentiresti di aiutare questi che non possono andare giù a Pinerolo magari hanno qualcosa da fare oppure hanno un’arma che hanno dimenticato da qualche parte oppure hanno bisogno di mangiare. E tu vorresti aiutarli? E io ho detto subito di sì naturalmente perché erano i miei compagni di scuola, capisci, in parte perché io ero del ’26 però quelli del ’25 e del ’24 che restavano bocciati erano di quelli che erano saliti.Allora erano proprio i tuoi amici.
Sì i miei amici.E alla mamma l’hai detto che ti hanno chiesto questo?
Ah subito, subito naturalmente è caduto il cielo.Ci ha visto un pericolo troppo grande lei.
Sì. Poi non lo capiva, non capiva la necessità anche se io gli dicevo ma tu qui sei sempre stata in mezzo agli ufficiali che ti hanno sempre trattata bene perché per carità lei li trattava benissimo quindi non capisco perché o i soldati perché a un certo punto ci avevano requisito la stalla a quei poveri contadini che erano lì li hanno buttati fuori per mettere i suoi i muli degli alpini che erano malati e solo noi avevamo una stalla così grande che loro potessero.., l’hanno requisita quindi in definitiva non riuscivo a capire come mai mia madre non volesse però io gli ho detto però io lo faccio lo stesso è inutile a un certo punto o mi accetti così o se no io piuttosto me ne vado da Artur perché lì c’era la mamma di Artur che era una vecchietta che mi voleva un bene dell’anima.E allora ecco gliel’hai messa così che doveva accettare se no te ne andavi.
Che doveva accettare e difatti poi l’ha accettato perché molte volte quando io portavo su le armi dovevo nasconderle in casa lì perché non potevo portarle subito su.Si è spaventata quando hai fatto questo?
No no no non si spaventava mia madre no mia madre no diceva che ognuno deve essere in grado di togliersi dai guai e quindi…Magari tu in questa scelta non è stata così difficile spaventosa anche perché avevi magari già questa familiarità di tua mamma che aveva la pistola i militari..
… I militari che giravano.Quindi era quasi normale stare in un ambiente di battaglie.
Sì sì ecco io sono venuta su così in mezzo ai militari che mi volevano bene quindi mi facevano giocare mi portavano dei regali e sai…Tu hai continuato praticamente a stare in una situazione…
Sì ecco una situazione di militari… di persone che combattono e però allora dicevi prima che ti chiedessero questo che è accaduto nell’estate dall’autunno tutto l’anno scolastico tu non hai dico prima dal settembre del ’43 non avevi dovuto ancora fare, dare degli aiuti.
NoPortavi qualche cosa da mangiare.
No no no, più niente più niente. Più niente proprio. Difatti anche Giulio che veniva non è che qualche volta stava a casa veniva tutti i giorni a scuola veniva tutti i giorni quindi no, secondo me è incominciato verso l’estate quando hanno messo il bando che dovevano presentarsi.Infatti Giulio doveva presentarsi quell’estate lì.
E già, e già perché lui ha un anno più di me.Però si sa che lui ha fatto delle cose qui a Torre già prima in quell’inverno lì sì alcune cose andava sì su e giù a portare delle informazioni sì però…
Ma sai qui c’erano già i politici e a San Secondo no.Torre Pellice sì aveva Agosti da fuori ma comunque Roberto e Gustavo Malan avevano già una visione delle cose ampia eh già eh già. Invece…
Invece lì no. Lì a un certo punto sono nate le bande e hanno incominciato a fermarsi lì; il primo che si è fermato è Erminio che poi Erminio a un certo punto ha dovuto andare via ed è venuto Bosio e Coucourde [Enzo], ecco me lo sono ricordata, che era un medico ecco allora quando è partito Erminio, tra l’altro è partito in fretta, io non ho neanche saputo che lui era andato via e mi chiamano questi due che io non conoscevo e che erano più vecchi di Erminio perché erano già due militari.Anche loro erano stati militari?
Eh sì erano già più vecchi uno Bosio era un sergente e invece Coucourde era un ufficiale.A quel punto però di quell’estate già si erano già politicizzate come GL quelle bande lì?
Sì sì perché a un certo punto hanno dovuto trovare un nome e allora è venuto fuori GL; forse qualcuno ha parlato con Parri, perché Parri è di Pinerolo quindi lo conoscevano, e allora magari qualcuno ha parlato e ha detto e va bene siamo GL.
Magari erano anche in contatto con quelli della Val Pellice su alla Vaccera.
Sì sì certo.Quindi magari anche questa influenza è arrivata dai…
Sì sì. Ma non credo poi molto perché lì c’erano sai degli ufficiali, dei sottufficiali, dei politici perché c’erano già qualche socialista di quelli della RIV perché capisci quelli della RIV avevano già fatto anche degli scioperi.Gli scioperi del marzo del ’43 poi nel ’44 di nuovo. Sai qualcuno hai qualche esempio di qualche uomo politico salito lì dalla RIV. Quale potrebbe essere?
Guarda io non ce n’è stato nessuno dalla RIV.No?
No no. Perché chi ha comandato da noi è stato prima Erminio che era un montanaro giovane aveva vent’anni e lui è diventato il capo di questa banda.Per doti personali.
Sì per doti personali, era in gambissima, oltretutto con un coraggio da leone. Poi sono arrivati Bosio e Coucourde ed erano loro ma noi non abbiamo mai avuto altri, io sono sempre andata in giro portando la roba oppure portando delle notizie perché io non ho mai voluto avere un pezzetto di carta in mano quindi io mi ricordavo e andavo. Ma neanche con Pinerolo noi non avevamo contatti. Più giù, con la bassa, più con Campiglione, giù di lì.Dovevi andare a Campiglione?
Uh! Dovevo andare anche a Vigone! E perché qualcuno doveva portare su da mangiare neh? Perché nessuno ci pensava ma io portavo i vitelli, il grano…Ma ti prendevi dei vitelli e li portavi su da macellare?
Eh già.E che scusa avevi pronta se ti fermavano per questo?
Facevo la borsa nera, mi mettevano in galera ma facevo la borsa nera. Quelle poche quelle volte che avevo da portare le armi perché sai le bande erano anche così che andavano per fare qualcosa per fare.., per ammazzare qualcuno per fare qualcosa, poi posavano le armi da qualche parte e io dovevo andargliele a prendere e portarle su.E tu cosa facevi le mettevi in uno zaino?
No no non in uno zaino, in un sacco di juta, eh..! E mi portavo dietro quel buon uomo così buono del mio mezzadro che una volta si è preso uno spavento da matti perché un tedesco io ero una ragazzina ecco allora mi è venuto dietro ma lui mi è venuto dietro non per le armi perché ecco…Una bella ragazza…
Ecco.E lui ha assistito alla scena?
Eh già e io ho continuato ad andare sempre avanti.Avevi un sacco di juta con le armi!?
Certo sul davanti della bici.Sul portapacchi?
No no sul portapacchi, proprio sul manubrio.Sul manubrio? E com’è andata con questo tedesco?
E poi alla fine ha visto che non c’era niente da fare perché io ho incominciato a parlare con quello dietro, avrà detto sarà suo padre e allora se ne è andato.Vi è andata bene lì eh perché lì non era mica borsa nera, con le armi.
No anche perché capisci noi abbiamo dovuto farlo tre volte perché tutta la banda aveva lasciato le armi.E tu sei andata in pieno giorno a prenderle?
Eh come facevo, di notte non potevo girare perché se no mi pescavano.E le hai portate via una alla volta?
Non una, sette-otto [armi] dentro dei questi sacchi di juta. In tre giri.In tre giri col tuo mezzadro.
Col mio mezzadro poveretto. E poi: dove le mettiamo? Perché quando sono arrivata a casa mia non potevo portarle su subito perché loro avevano fatto delle altre cose che non dovevano fare e quindi… E quindi per fortuna era gennaio e aveva nevicato allora abbiamo fatto un bel mucchio nel cortile due mucchi anzi, abbiamo messo le armi dentro, sotto la neve e pensa che io non so se ha saputo qualcosa o così è arrivato Martinat [Lamy Giovanni] perché veniva ogni tanto girava sempre e passava da noi.Aveva secondo te il sentore che tu fossi…
Secondo me sì, secondo me sì. perché io giravo sempre molto. Allora dice ma questa qui con una madre… Perché conosceva anche mia madre. Sai allora sai che si sono seduti sopra i mucchi di neve, il mio mezzadro era morto quasi poverino e io dicevo ma adesso quello si scioglie allora cercavo mi ricordo che non sapevo più cosa fare per farli alzare, gli offrivo del vino o qualcosa così poi se ne sono andati.Quanti erano più o meno?
Eh quando andavano in giro erano dieci o quindici.Ed erano vestiti nella divisa della Brigata Nera?
Divisa della Brigata Nera in bicicletta e con tante armi.E a capo del gruppo era Martinat? Perché Martinat essendo della zona…
Io Martinat l’avevo conosciuto prima dell’8 settembre che lui era su in montagna non mi ricordo più da queste parti ma su ed ero andata con quelli lì che mi hanno fatto andare a fare la partigiana, sai quelli che vi dicevo che avevano i prati vicino a noi, loro erano due ragazze ma più vecchie di me e un maschio tutti più vecchi di me però siccome a me piaceva andare in montagna allora qualche volta mi accompagnavano, scendevano venivano a prendere e poi mi accompagnavano fare una gita magari anche a stare via due giorni; ecco quelli, e una volta siamo andati dove Martinat aveva ehm e comandava perché allora lui comandava non so quelli della montagna.Era nella contraerea da quello che io so, la Flac.
La Flac sì sì.In Val Chisone o in Val Pellice?
No no in Val Pellice, sopra Bobbio molto sopra perché io mi ricordo che abbiamo camminato abbastanza per andare.E siete arrivati lì…
Siamo arrivati lì a trovarlo perché loro erano anche amici.Ah ecco eravate andati proprio per trovare lui.
Passando, non per trovarlo, passando così. E allora capisci che poi dopo mi vedeva andare in giro e allora aveva qualche.., ogni tanto arrivava da noi.Ha fatto qualche perquisizione?
No, no mai, mai. Mai perché secondo me non era sicuro praticamente sì e magari non voleva fare una figura e poi non poter più magari venire a vedere quello che facevo già non si è…Non si è sprecato, se l’è tenuto per l’occasione buona se mai ci fosse stata. Allora hai dovuto fare questi trasporti di armi…
… di armi e allora a un certo punto non c’era più da mangiare perché avevano preso tutte le cose che c’erano che gli vendevano i contadini della montagna ma sai i contadini della montagna non hanno tanto, allora uno dei nostri Aldo Guerraz, non so se tu..Non è fratello di uno che invece era nella Brigata Nera, Nemo?
Sì Aldo Guerraz.Di dove era originario già..?
Di Torino, lui era di Torino [la famiglia di Aosta]. Lavorava al tribunale a Torino, a Pinerolo non c’era, a Torino e lui faceva.., andava in giro, lui poteva girare abbastanza bene perché siccome faceva quelli che vanno a prendere i soldi sai…Gli esattori.
Gli esattori! Ma non proprio l’esattore per il tribunale, ma vabbè, sono più i cancellieri.., e poi ecco ed era amico di Giulio è diventato grande amico mio perché era proprio.., mi aspettava sempre allora lui andava in giro sapeva dove andare. Perché lì, la quelli della campagna ci hanno dato da mangiare perché bisogna dire, e noi non gli abbiamo fatto niente, quelli della pianura.Ma ecco parlami un po’ di quelli di Campiglione da chi andavano?
Quelli di Campiglione io non andavo io andavo più a Vigone da un’altra parte lì perché per loro sai ci eravamo divisi un po’ le zone dove potevamo andare.A Campiglione andavano più quelli lì della Val Pellice?
Eh no andavano i garibaldini. Campiglione era un po’…Quella famiglia che era al centro di Campiglione, Dagotto, li hai mai conosciuti tu?
No no no no no perché io cercavo di andare in giro meno possibile quando era necessario andavo se no, no perché a un certo punto…Allora più su Vigone dovevi andare.
Più su Vigone, Cercenasco tutti quei paesi lì che avevano tanto grano, tante mucche e che quindi… Prima andava Aldo Guerraz, gli faceva il buono poi arrivavo io, gli prendevo il loro carroccio…Ah prestavano anche quelli.
Eccome, me li portavo su eh già quando mi vedevano arrivare dicevano “eh ma as’mija a n’omu”. Prendevo il carro con il cavallo poi arrivavo a casa mia naturalmente lasciavo giù tutto il grano o il granoturco o i vitelli che se non avessi avuto la cascina non potevo fare quel lavoro lì. Allora poi dopo, di notte, uno per volta, venivano giù e prendevano quello che avevano bisogno, tutto quello che avevano bisogno.Ho capito come ha funzionato.
E già. e il pane io portavo su anche il pane sai che in campagna si faceva durava 15 giorni.Quello preso localmente, in zona?
No no no sempre laggiù perché in zona non c’era niente da portare via.Neanche il pane?
San Secondo non è un paese ricco, adesso lo è perché le fabbriche sai tutto quello che hanno, ma una volta no la campagna ne aveva per se stessa.Quindi invece giù a Cercenasco, Vigone avevano comunque…
Loro avevano il grano che era all’ammasso, lo tenevano per l’ammasso, ne avevano un tanto. Noi dandogli il buono loro dicevano “a l’han purtam’lu via…” e allora invece di solo quello ne facevano il doppio ecco e se lo vendevano, immagino che fosse così.Funzionava così, che loro in qualche modo cercavano un guadagno anche loro nella cosa e lo trovavano.
E i vitelli lo stesso, capisci.Hai mai incontrato prima che lo catturassero, uccidessero a gennaio del ’45, Dino Buffa il capo dell’intendenza?
No no no io non andavo di là, niente. io avevo solo una zona abbastanza stretta perché io gli avevo detto io vi faccio tutto quello di cui avete bisogno porto in giro tutto perché io anche se devo condurre un carro sono capace a farlo oppure mi portavo il mio [?] dietro ecco però io non voglio andare qui e di là e di là a farmi conoscere io voglio conoscerne due di voi e gli altri li lasciate a casa quando venite da me perché sai ne prendono uno quello ti denuncia.Hai mai avuto il timore che qualcuno avesse capito e ti denunciasse?
No, proprio avere quello no. Qualche volta quando per esempio arrivava Martinat improvvisamente dicevo: ma cosa ho fatto, ho fatto qualcosa che non andava… Invece forse lui perché poi me l’ha detto quando noi l’abbiamo preso ed era in prigione e io sono entrata allora lui mi ha detto “però a la fam’la, neh”Ha detto “a la fam’la!” Sei riuscita a non farglielo capire. Questo era dopo la Liberazione quando è stato preso.
Sì sì alla Liberazione.Dove l’avevano tenuto qualche giorno lì prima?
A Pinerolo e poi l’hanno portato a Torino anche perché sennò qui qualcuno l’avrebbe fatto fuori, sai…E tu sei andata lì dove lo tenevano a Pinerolo?
Sì quando l’hanno preso hanno mandato uno a dirmi “vuoi venire giù? C’è Martinat.” allora io sono andata giù perché avremmo avuto bisogno che ci dicesse dove avevano sepolto uno dei nostri ma non siamo riusciti a…Farglielo dire.
No, forse non lo sapeva, non lo so. Comunque…Ed era lì a Pinerolo in quella caserma che hanno usato che hanno messo il cartello campo di concentramento?
Sì sì.E c’erano anche altri presi lì, catturati?
Sì sì ce ne erano di gente, che io non conoscevo, oppure di quelli fascistoidi che c’erano a Casa Littoria sai quelli che non contavano niente, che erano la maggior parte era andata lì per non andare in Germania, la maggior parte.A proposito di Casa Littoria mi hai raccontato una volta che c’eri dovuta andare per parlare con Novena [Natale Spirito]?
Sì.Mi spieghi questa vicenda com’è stata?
Guarda a un certo punto Martinat e gli altri venivano troppo a casa mia. Allora mi sono detta devo trovare una gabola perché se no va a finire che un bel giorno mi pescano, oppure senza pescarmi fanno lo stesso mi portano via e magari, sai, tu non sai mai se parlerai o no perché quelli che dicono io non lo faccio voglio vedere… Perché se cominciano a toglierti le unghie e le cose, voglio vedere, non tutti…
Allora mi sono detta, sempre parlandone prima con quei valdesi con i quali ero tanta amica. Gli ho detto, cosa ne dite, posso andare? Allora una delle figlie mi ha detto, io fossi in te andrei, se tu vuoi io ti accompagno. Io le ho detto, no è meglio che vada da sola, però tu vieni lì vicino a Casa Littoria, vedi se io torno o se io non torno.
Pensa, io sono partita da dove c’è la posta a Pinerolo, sai dove c’è la posta? Fuori dalla piazza Fontana, verso la stazione, da una parte c’è la posta. Allora gli ho detto, tu aspettami qui, di lì vedi che io entro, allora sono andata giù e ho chiesto di parlare con Novena, poi gli ho detto, insomma, gli ho chiesto di parlare con Novena, ho parlato con un altro, perché lui ho poi saputo che non parlava con la gente molto, ecco, ho parlato con uno dei suoi, gli ho detto, insomma, io sono una che va a scuola, che ha da fare il suo, è possibile che veniate sempre a casa nostra e poi fate anche delle cose che non dovreste fare, perché sparate ai colombi e mia mamma si spaventa, eccetera. Sai che da quel momento lì non è più venuto Martinat, non è più venuto.Con chi hai parlato? Non lo sai il nome di quello lì?
Non lo so, uno di quelli che erano lì.Erano in divisa della brigata?
Sì, tutti, sempre! Mai nessuno in borghese, io non li ho mai visti in borghese.Sempre con la divisa. La Casa Littoria aveva anche fuori una bandiera fascista che tu ti ricordi?
Sì, sì, sì, aveva le bandiere e aveva il cavalletto. Lì alla posta erano i primi e poi dopo ce n’erano un altro e poi un altro subito lì dove c’era…Più strati.
più strati!E tu sei passata in tutti questi.
E sai chi mi ha vista? Giolito [Giovanni], tu lo conosci Giolito? E’ un nostro grande amico mio e di Giulio che mi faceva il filo e Giulio gli diceva “ma cosa veule fa’ il filo a chila lì?” Comunque quello passava e quello era con noi naturalmente, non veniva in banda perché era magro come un chiodo e non avrebbe resistito e quindi stava a casa sua, ma io non sapevo che lui…Era di Pinerolo quindi?
Di Pinerolo, io non sapevo che lui e lui non sapevano di me e anche Giulio non sapeva di me nonostante che io andassi su e giù. Ma siccome io parlavo sempre solo con due e basta, allora nessuno lo sapeva. Quello mi ha vista che andavo a Casa Littoria, ha trovato Giulio e gli ha detto “ma t’sas che Gina…”Ti chiederei solo brevemente di ripetermi questo episodio qui, cioè di quando, perché sei andata lì alla Casa Littoria?
Ecco, io sono andata alla Casa Littoria perché a un certo punto venivano troppo sovente i fascisti a casa mia, con Martinat, e allora avevo un po’ di timore che avessero capito quello che magari facevo io. Allora un giorno sono partita con quella ragazza alla quale chiedevo sempre aiuto quando dovevo fare qualcosa e lei è venuta a accompagnarmi e io dalla posta di Pinerolo mi sono avviata verso Casa Littoria e ho chiesto di parlare con Novena perché così almeno avrei capito se sapevano qualcosa oppure no. Io ho parlato con uno che non era Novena che non so chi fosse però mi hanno detto di parlare con quello lì, allora gli ho detto: ma come mai io che sono una che lavora, che studia, che faccio i miei affari i fascisti, cioè quelli di Martinat vengono sovente a casa nostra fanno un giro, sparano un po’ ai colombi e poi dopo ritornano e se ne vanno. E lui non mi ha detto niente, ma solo ha detto torni a casa e vedrà che tutto si aggiusta. Sì, e allora lì mi ha visto Giolito e allora l’ha detto Giulio e Giulio ha chiesto, meno male a qualcuno che sapeva cosa facevo io, il quale gli ha detto: Lasciatela perdere…E’ dei nostri.
Sì, è dei nostri.E anche la tua amica in qualche modo poteva testimoniare di questo, che è andata per questa cosa qui.
Certo, certo.Alla tua mamma l’avevi anche detto che saresti andata lì?
No, no, no. No, no, ma io gli dicevo poco. Perché lei me l’aveva detto, meno mi dici e meglio è.Era una regola che valeva per tutti.
Sì perché dice siamo tutti coraggiosi però…E lì a Casa Littoria si sa che ne hanno ne hanno fatte…
Dovevi vedere… Sai che l’ho ancora presente in questo momento tutti questi cavalli di Frisia poi dopo qui c’erano delle cose con il filo spinato per entrare poi ce n’erano delle altre poi dopo dovevi passare in un coso speciale che suonava.Quindi era estremamente militarizzato.
Estremamente.Sapevate che lì a Casa Littoria facevano anche violenze?
Sì sì ma lo sapevamo perché sparivano. Sai alcuni che hanno preso sono spariti e nessuno sa dove sono, neanche.Siccome dicevi che avete finito le magistrali con Giulio quell’estate lì, tu a quel punto non eri più studentessa?
No però io andavo a fare dei corsi anche per fare qualche cosa, per far vedere…A Pinerolo?
A Pinerolo.Quindi avevi comunque da andare giù in bicicletta per questo.
Sì. Poi io andavo sempre a comprare in bicicletta perché mia mamma, appena io sono stata in grado di farlo, mi ha detto: vai a comprare, vai a prendere allora praticamente ero sempre a Pinerolo. Però io a Pinerolo di me non ne sapevano niente di tutto quello cheNon avevi contatti tu con la Resistenza di Pinerolo.
Ma io l’avevo detto, io l’ho detto, io so benissimo che quello che voi mi fate fare tra le armi tra una cosa e l’altra, è una cosa molto faticosa e molto… insomma… rischiosa da matti. Allora a un certo punto io voglio parlare con uno perché all’inizio io parlavo solo con Erminio e basta.Erminio si chiama Long di cognome?
Sì, sì. Io parlavo solo con lui quando sono arrivati gli altri due che Erminio ha dovuto andare più su quindi Bosio e Coucourde, lì anche gli ho detto: qui siete in due, io ne volevo solo uno però badate che io non voglio vedere nessuno se avete delle cose da dirmi venite voi oppure mi dite dove io devo andare e io ci vado ma io non voglio assolutamente perché sai c’è stato un periodo in cui a San Secondo venivano presi tutti i giorni per intimorire e gli ultimi giorni ancora continuavano ad agire, la brigata nera continuavano. Poi magari li lasciavano tornare a casa ma prima gliel’avevano date eccetera. Allora io avevo detto a quelli lì: io vi faccio tutto. Quello che io non voglio è che voi mi mandate nessuno; io, se ho bisogno, io ho uno che mi aiuta non vi preoccupate però io voglio vederne uno solo.E avevi anche un contatto con Guerraz?
Si con Guerraz era un’altra cosa perché lui era solo laggiù nella pianura.Quindi loro per la montagna, loro due, e lui per la pianura lui che lo faceva per quelli, per loro. Comunque Guerraz era collegato a Coucourde e Bosio?
E già, e già…Ah ecco non era con la GL su della Val Pellice.
No no no.Ah niente Val Pellice e neanche i ragazzi di Bricherasio di Meo.
No no no, tutta un’altra cosa.Ma si era dato un nome a questo gruppo qui vostro?
No no no non ci chiamavamo. Uno era di Erminio, l’altro era di Bosio e di Coucourde e ci chiamavamo col nome, col nome del comandante.Ho capito.
Anche perché eravamo una cosa piccola. Non è che… Io non so se l’avevano fatta proprio perché la gente non doveva sapere che io portavo su la roba o che andavo a prendere le armi. Ecco, perché non tutti lo sapevano naturalmente. Ma io sono stata… Mi hanno conosciuta alla Liberazione. Però prima nessuno sapeva. L’unico Giulio, perché un giorno eravamo quasi alla Liberazione, io arrivavo da Garzigliana, andavo a Garzigliana che dovevo andare a prendere del grano a un certo punto arriva su Giulio allora ci siamo fermati lì a chiacchierare un po’ di cose diverse a un certo punto non arriva i fascisti? Allora…In bicicletta?
In bicicletta. Allora Giulio mi dice: ciao, me ne vado e io gli ho detto ne vado e io ho detto “venu ‘nsema a ti”, sì perché io ho detto: ma come, mi lasci qui da sola, una donna, così allora poi ci siamo… a vicenda e gli ho detto il perché.Non vi ha fermati quel gruppo lì?
No, no.E allora lì vi siete rivelati?
Sì, sì. Era quasi il momento della Liberazione perché mi ricordo che faceva anche caldo.Però magari non vi siete detti tutto…
No, perché… Poi io avevo… io dovevo andare a fare i miei affari e lui doveva andare a fare i suoi non ci siamo più visti fino alla Liberazione.L’unica volta è stata quella dalla fine della scuola perché la scuola siete riusciti a finirla tutti e due.
Si, tutti e due.Vi siete diplomati con la magistrale?
Si, con Giolito, anche.Giolito era anche l’altro compagno di scuola?
Sì.E lui a Pinerolo aiutava la Resistenza?
Si, ma aveva paura, aveva tanta paura.Non ce l’avrebbe fatta, non ce l’avrebbe fatta perché ci voleva una certa dose di forza interiore credo per superare quelle paure.
Poi dovevi a un certo punto metterti a non avere paura non averne tanta perché se no non fai più niente. Non solo, ma se qualcuno ti parla non sai neanche parlare, rispondere, devi arrivare a essere sicura.E tu ci sei arrivata, andavi tranquilla.
Ma perché io ho fatto un periodo che non era tanto brutto cioè quello dell’inizio era il periodo in cui ne hanno portati diversi in Germania poi dopo basta, c’è stato un periodo di calma allora capisci in quel periodo lì di calma io ho potuto fare tutte le cose di cui avevano bisogno senza dovermi preoccupare poi tanto.E già perché anche quando sono arrivati i rastrellamenti grossi quello di agosto in realtà era più su in montagna, non siete stati toccati.
No no no ma neanche di là da Prarostino, da Prarostino e da San Germano. Venivano qualche volta ma salivano da Pinerolo.Era molto Martinat lì in quella zona. Ad esempio quando c’è stata la strage al Ticiùn a novembre del ’44 l’avete saputo lì in zona?
Sì però l’abbiamo saputo abbastanza in ritardo perché il Ticiùn non era il nostro posto.Era già troppo più in là.
E già.La stessa cosa chiederei su quella cascina dei Badariotti di Bricherasio dove hanno bruciato anche dentro delle donne sempre quei giorni lì di novembre.
Niente perché noi non avevamo niente a che fare con quelli.Ma la notizia arrivava che avevano bruciato e ucciso.
La notizia arrivava perché io ero a casa quindi sentivo quello che capitava però io avevo proprio una zona ben delineata non uscivo neanche a Bricherasio.Neanche a Bricherasio?
Cioè io a Bricherasio, una volta passavo in Bricherasio perché non c’era la circonvallazione, lì i partigiani stavano prendendo tutte le biciclette e naturalmente mi hanno preso anche la mia bicicletta. Allora io gli ho detto: sentite io devo parlare con il vostro capo perché a un certo punto io ho della gente malata e quindi non posso mettermi a andare a piedi fino a San Secondo e io adesso devo andare. Dovevo andare a Torre Pellice perché mi aveva chiamato Roberto Malan, e sì perché lui voleva sapere a un certo punto, ma non ci siamo quasi visti peròDove vi siete incontrati?
No, non ci siamo incontrati perché io arrivata a Bricherasio mi hanno portato via la bicicletta e sono rimasta a piedi. Ecco in più dovevo parlare con quell’altro allora a un certo punto quando è venuto gli ho detto io ho bisogno di parlare in un posto un po’ più lontano, allora sono andata e gli ho detto: senti io ti dico guarda che io devo andare io sono di San Secondo tu non mi conosci però io conosco te adesso perché sei qui che mi porti via la mia bicicletta. Io devo arrivare a Torre Pellice perché devo andare a parlare con Roberto che tu conosci allora me la ridai la bicicletta? Se no io devo tornare a casa. E me l’ha ridata.Quindi l’autorità di Roberto l’ha spaventato?
Sì, però io Roberto non l’ho più visto e non l’ho mai più visto.Ma sei andata a Torre Pellice?
Sono andata a Torre Pellice ma sono arrivata in ritardo perché quello mi ha fatto aspettare delle ore per darmi la bicicletta.Dove era l’appuntamento?
Era in casa di una signora che io non conoscevo praticamente e che non sapevo, dovessi dirti chi era.Per caso era quella signora che faceva l’insegnante.
Era in una casa, in una casa mi ricordo, per Viale Dante.Non era mica la signora Marullo [Anna]?
No no no. No perché lui mi aveva detto suona il campanello e io vengo fuori, ecco.E tu hai suonato.
No, non ho potuto andare fin su perché era troppo tardi, dovevo andare a casa.Saltato l’appuntamento. che cosa pensi che avesse intenzione di dirti?
Non lo so, forse voleva conoscermi, magari. Forse qualcuno gli aveva detto quello che facevo, non lo so.Magari chiederti di fare anche qualcosa per loro, per i GL di Val Pellice?
Eh, ma io non potevo, ne avevo già fin sopra i capelli. Perché poi non potevo farlo tutti i giorni, di andare, perché se no mi dicevano, ma cosa vai a fare a Vigone? O a Cercenasco?Alla fine ti vedevano e ti rivedevano.
Perché se io avevo dovuto andare a Casa Littoria è perché io a un certo punto ho dovuto dire: sì qualche volta io vado giù perché ho bisogno delle uova, vado a comprarle perché là le hanno, questo lo posso anche dire e se andavano a casa di quelli dove io portavo via il grano se gli chiedevano delle uova loro dicevano sì sì anche se non era così giusto.E dimmi una cosa, visto che sei andata lì a Casa Littoria, mi veniva ancora da chiederti: mi descrivi l’aspetto della facciata, che bandiere c’erano lì su quella casa?
No, non c’erano grandi bandiere perché c’erano dappertutto quasi i fili spinati perché era come un bunker quello infatti nessuno poteva passare di lì tu dovevi passare dalla posta poi fare tutto il giro. Quelli che abitavano di là dovevano fare tutto un giro.L’intera zona non è accessibile.
L’intera zona.Capito. Allora veniamo alla Liberazione. Tu quando si sono ritirati che stavano per ritirarsi l’hai sentito? Ti è girata la notizia?
Subito, subito, subito. E subito i primi che sono arrivati in quella caserma siamo noi.A Casa Littoria.
Non a Casa Littoria, in quella caserma quella lì…Di San Secondo?
No no no quella caserma di Pinerolo dove eravamo tutti lì eravamo tutti lì ci siamo trovati tutti lì alla caserma sono venuti giù.Voi della zona di San Secondo? O sono arrivati dalla Val Chisone?
Non sono arrivati subito, no, sono arrivati io penso che fossero passati dieci giorni quando è venuto Serafino. Perché loro non avevano niente da fare con Pinerolo non erano mai venuti, non avevano mai fatto niente.Erano su in alta Val Chisone. Però non si è insediato il gruppo di Costantino lì a Pinerolo in quei giorni.
Sì, sì, sì sì. Ma per poco perché poi sono ritornati su perché loro sai oltretutto non è che potessero stare dei mesi lì a fare i partigiani perché dovevano anche lavorare per poter mangiare dopo capisci? Il 25 aprile…Cosa ti ha portato qui a Torre Pellice?
Mi ha portato mio marito, che era il primo amico di Giulio perché la Resistenza loro l’hanno fatta insieme tutti e due, molto amici.Perdonami che io non conosco bene la vicenda, come si chiamava tuo marito?
Medino. Io ero già stata sposata con Aldo [Lanteri] che era stato prigioniero in Germania, molto più vecchio di me. Anche lui un bel giorno mi cade ai piedi bell’e morto. Allora poi dopo passa un po’ di tempo e poi ci siamo trovati con Medino due o tre volte e allora poi insomma ci siamo messi insieme. Ci conoscevamo dalla Resistenza però.Da dopo la guerra!
Da dopo la guerra, sì.Durante, le conoscenze erano quei tre lì! Vi siete conosciuti negli eventi della Resistenza, nelle commemorazioni?
Sì, sì dopo il 25 aprile le cose… Lui era sposato e io ero sposata. E poi dopo una quindicina d’anni che siamo stati insieme si è ammalato, tutte le sere una emorragia, tutte le sere, tutte le sere. E io ho cercato disperatamente a Pinerolo un dottore pagando quello che era giusto che venisse a casa perché non potevo tutte le sere portarlo all’ospedale. Allora a un certo punto ho trovato il dottore qui, me l’ha trovato Roberto Malan. Noi eravamo tanti amici, io e Giulio di Roberto.Lo sei diventata anche di Roberto allora?
Sì, sì.E gli hai mai detto di quel giorno lì che non sei riuscita ad andare all’appuntamento?
Sì, certo che lo sa.Gli hai spiegato come era?
Lo sa perché poi ho parlato con quello che mi aveva, e quello lì ha detto ma io non me la conoscevo, quello che mi aveva rubato, ma l’avevo scritto in faccia.Di fatto voi vi dovevate vedere ma vi siete poi conosciuti solo dopo la Resistenza.
Sì dopo, dopo e siamo diventati tanto amici, ecco sì.Già nei primi anni dopo la Resistenza?
Già nei primi anni, sì. E allora lui che aveva anche bisogno del dottore mi dice: io ho il mio, è molto bravo. E quello è venuto per tre o quattro mesi, veniva giù a San Secondo. Poi mi ha detto: signora io non posso venire quasi tutte le notti qui. Venga a Torre Pellice. Allora ho comprato subito un alloggio.Per seguire lui, far seguire lui?
Già, per farlo seguire perché a un certo punto come facevo, io non ce la facevo più anche. E allora ho trovato questo alloggio e poi però la casa di San Secondo ho dovuto venderla in fretta perché la prima volta che sono andata giù dopo una settimana che eravamo qui trovo un buco così nel muro maestro fatto da degli zingari che han tentato di entrare.Sfondato il muro maestro? Ma ci vuole una bomba a momenti per sfondare un muro maestro!
Quelli sanno fare tutto. Poi sono di nuovo tornati, allora io il primo che ho trovato l’ho venduta anche malamente ma io non potevo tenerla lì perché sennò me la rovinavano.E intanto avevi da seguire tuo marito?
Già, intanto io non potevo.Che periodo.
Sì, che periodo davvero.Giulio ne ha parlato tante volte, non facevano Il Pioniere insieme?
Sì, sì.Su alla Vaccera, poi qui.
Sì, sì. Erano quasi sempre insieme loro due. E io l’ho conosciuto per Giulio, subito. Subito alla Liberazione.Ah, ecco.
Subito alla Liberazione.Lui era originario di Torino?
No, no, no, di Torre Pellice.Ah, di Torre Pellice. Ah, è vero. Giulio mi ha detto che un giorno c’era un rastrellamento, erano lì nella via che va verso il ponte Blancio.
Sì, sì. Era lì allora. E perché loro viaggiavano abbastanza qua, non è che stessero proprio in banda.No, loro stavano giù.
Giulio no. Giulio no.Poi credo dopo l’estate ha cominciato, beh è poi sceso in pianura addirittura nell’autunno.
Sì, sì, sì.Tant’è che l’hai trovato a Garzigliana.
Sì, sì, sì.Dall’ottobre è sceso giù. E Medino ha anche sceso giù in pianura come ha fatto Giulio.
Sì, sì, sì. Sì, anche lui.C’è una cosa che volevo chiederti, di cui mi hai già parlato, il processo alla Brigata Nera, Martinat, Novena, Racca e Simionato. Tu sei andata a testimoniare, vero?
Sì, sì. A dire di che cosa, non lo ricordo più.Ah, non ti ricordi più?
Ecco, forse, forse una parte della mia testimonianza era il fatto che lui venisse sempre a rompermi l’anima a casa. Ecco.
E poi dopo perché avevo saputo che ne aveva ammazzato uno, però io non c’ero, allora ho detto le cose, ma siccome Poluciu [Favout] voleva che dicessimo tutto fino in fondo perché se no quello usciva come niente, allora io avevo cercato di dirgli tutto quello che…Infatti so che quando lo avevano catturato Poluciu lo stava tenendo, vero?
Sì, sì.Quando sei andata dicevi a Pinerolo?
C’era Poluciu [Paolo Favout].Ecco.
Sì.E lo tenevano costantemente puntato col mitra?
No, no, era in una piccola camera, grossa così, ecco, e difatti ce ne stava solo due per volta dentro con lui, perché non l’hanno messo in un posto grande, perché volevano averla proprio sotto, tra le mani, perché sapevano che lui… perché era in gamba neh ‘sto Martinat.Quello che ha fatto ha dimostrato che…
No, era in gamba, purtroppo era in gambissima.Infatti ne ha fatte fuori di persone. E allora tu sei andata per quello. Erano già anche venuti prima, durante diciamo la fase istruttoria del processo, qualcuno a raccogliere una tua deposizione?
No, no, no.Proprio solo al processo?
Solo al processo.E ricordi se quel giorno lì che sei andata per strada, in strada c’era gente, se c’era sorveglianza?
Secondo me non c’era nessuno, perché non è che l’hanno fatto subito.L’anno dopo!
Eh, capisci che…E una volta entrata nell’aula hai dovuto aspettare tanto per dover fare la tua deposizione?
No, perché sono stata una delle prime. Poi ho fatto in fretta, ho detto quel poco che sapevo, ho risposto, ma non ti facevano delle grandi domande. Ma neanche l’avvocato non faceva delle grandi domande.Il pubblico ministero lì, quello che si chiamava Gadda?
Sì, sì.E il giudice, quel Livio?
Ah, niente, no.Era solo il pubblico ministero?
Sì.E hai girato un momento lo sguardo verso la gabbia dei brigatisti?
Sì, ma lui guardava come niente fosse, e anche gli altri. Non è che volessero fare qualcosa di particolare, no? No.Incutevano ancora un po’ di timore? Vedere tutti ‘sti malvagi insieme…
No, no. Erano delle persone normalissime, vestite in modo normalissimo.E invece solo fino all’anno prima uccidevano e torturavano.
Sì, sì, sì.Quindi tu Novena in faccia non l’hai mai visto.
No, non l’ho mai visto, però l’ho visto per Pinerolo, perché andava in giro, in bicicletta, perché loro viaggiavano in bicicletta.Ah, l’hai visto per Pinerolo?
Sì. Sì.Ma come lo riconoscevi?
Perché l’avevo visto, qualcuno mi aveva detto cul li l’è Nicola, capisci?Novena?
Novena.Ah, ecco. Giravano per Pinerolo con le biciclette?
Sì, andavano da qualche parte, come quando venivano da me. Giravano sempre con le biciclette, tutti quanti, con i mitra, con tutto quello che volevano.Ecco, se andavano in bici tenevano i mitra a tracolla?
Sì, sì.Con la divisa?
La divisa, quella divisa che avevano loro, un po’ sul nero, un po’ così.E anche mi sembra che avesse un cappello con un teschio forse sul cappello.
Sì sì.Martinat ce l’aveva anche questo cappello?
Sì, tutti ce l’avevano.Ecco, quindi l’hai visto qualche volta in giro per Pinerolo.
Sì.E ce l’aveva già…
Perché loro andavano sempre in giro, bisogna dire che non avevano nessuna paura, avevano paura di notte, perché lì l’avevano fatto, una volta i nostri sono arrivati fin là. Quindi, capisci, di notte allora si sono messi… ma se no andavano sempre… loro sapevano che durante il giorno nessuno gli avrebbe fatto niente, a meno che ci fosse il matto che gli tira una bomba.Suicida, perché poi l’avrebbero preso.
Ecco.Eh già, quindi per Pinerolo sì, ho capito.
Eh già.Il nome era già un nome che evocava, diciamo, timore, cioè si sapeva cosa era un nome Novena? Non ancora.
No, no. Poi sai, quelli che si interessavano veramente dei morti erano pochi. Tutti interessavano… La popolazione si interessava di più dei morti quando li lasciavano per terra… Allora, tutte le volte che ne ammazzavano uno e lo lasciavano lì, perché la gente doveva capire che loro erano così, allora sì. Però ti dicevano, “oh mi, povr’om…” e basta.
Quando avevano detto quello avevano detto tutto. Non credere che la gente… perché la gente faceva la sua vita. Ecco. Né più né meno. E c’erano quei pochissimi, perché abbiamo il coraggio di dirlo, quei pochissimi che facevano quello che potevano. Ma guarda adesso. Stamattina io glielo ho detto a Giulio. Io gli ho detto, ma cosa fanno tutti questi sindaci che vengono alle manifestazioni? A fan niente. Ma perché non si portano il Consiglio Comunale? Oppure la Giunta? Perché quelli della Giunta, non è solo il sindaco che deve andare per una cosa come la nostra, ma anche il Consiglio Comunale, se anche quelli si alzano dalla sedia e un sabato o una domenica vengono fin qui, fanno anche il loro dovere. Non i sindaci puri e… Guarda, a me stamattina mi ha fatto malissimo vedere tutti quei sindaci lì. Perché è l’unica mattina che sono venuti tutti, perché non è vero che vengano sempre tutti poi tu lo sai, anche gli altri anni, non è che siano tanti. Però, però, non possono venire così. Hanno la bandiera, ma dovrebbero averne due almeno vicino. Le bandiere si portano così. E Giulio mi ha detto, allora fuma quai cosa, dilu. Gli ho detto, se tu vai a dirlo a quello di Torre Pellice, io vado a dirlo al mio perché io sono di Luserna.Si.
Ecco.Andrebbe fatto. E a proposito dei consigli comunali, non ricordo quando, avevamo parlato una volta, ricordo bene che tu eri stata consigliera comunale a Nichelino.
Sì, io sono stata assessora a Nichelino.Quindi hai abitato anche a Nichelino?
Eh, mio marito mi ha fatto viaggiare. A Staffarda, quando ci siamo sposati siamo stati dieci anni a Staffarda. Poi io gli ho detto, io ne ho basta di Staffarda. L’unico con il quale potevo parlare era quello che portava le mucche al pascolo. Allora, per carità, un uomo magnifico, ma però… E allora gli ho detto, cerchiamo di andare da qualche parte. Allora lui era amico di [Vittorio] Badini Confalonieri. Allora Badini era il capo dell’Ordine Mauriziano e anche il presidente. Allora lui l’ha fatto andare a Nichelino. E allora siamo stati a Nichelino finché poi siamo andati in pensione.E tu hai fatto l’assessore allora lì?
Sì, ero assessore al commercio.., uh ne avevo 5 o 6, adesso non mi ricordo bene cosa… Ah, naturalmente ai poverelli, alla scuola. Perché lì ce n’erano tanti perché Nichelino è grosso. Assieme ai comunisti. Allora la prima volta che io sono andata in giunta gli ho detto state attenti perché il primo che ruba io lo mando in galera. Glielo ho detto ridendo però glielo ho detto.Di che anni parliamo qui?
’72.., così.Quindi negli anni caldi che era esplosa la protesta…
Caldissimi, caldissimi.E tu della tua generazione come l’hai sentita questa onda di giovani che protestavano?
Ma sai, i giovani che protestavano ti dirò che in comune non venivano mai a protestare. Mai. Lì la cosa che proprio era la peggiore era che la gente venuta su dal meridione non sempre trovava un lavoro. Pensa che è capitato a me di dover andare da una donna la quale aveva il suo figlio piccolo appeso ai suoi capelli e lo voleva buttare giù dalla finestra. Cose così a Nichelino capitavano.C’erano problemi molto concreti.
Molto concreti.Comunque rispetto a tutto questo magma di ragazzi che facevano manifestazioni continuamente voi li sentivate, visto che erano già della generazione dopo, li sentivate più con voi?
Non erano per niente politicizzati. Ce ne erano tre o quattro che erano politicizzati e gli altri facevano rumore. Come a tutte quelle cose lì. Tutte. Io che ne ho viste parecchie, sono tutte così. Ci sono i tre o quattro che tirano troppo l’acqua al loro mulino.
Perché fanno anche delle cose che non dovrebbero farle. Esagerano. Come esagerano adesso quelli del treno. Perché è un’esagerazione quella. Non possiamo metterci a non fare niente. Magari non lo vogliamo. Diciamo che non è necessario. Ma qualcosa bisogna pur fare. Se no resti sempre… Ecco.E vi criticavano anche? Vi attaccavano sotto qualche aspetto?
Noi… Io no. Perché io facevo scuola a Nichelino. Anzi, mi dicevano quando qualcuno le dice qualcosa me lo fate sapere che io lo metto a posto. Allora capisci, io non ne sentivo. Non so gli altri.Insomma le magistrali le hai usate per fare la maestra allora. Una vita di maestra, un po’ qua un po’ là, ti sei sgolata con gli…
Non tanto, non tanto sgolata. Perché io li sapevo tenere molto bene fin dal principio. Quindi sai.Regole già chiare subito.
Già.Volevo chiederti se nel periodo della Resistenza hai delle foto tue o di Medino?
Ce le ho le foto. Ma sai cosa ne ho fatto? Mi dispiace. Adesso senti questo che non ti piace. Ne ho già bruciate tante. Perché sai, io non ho nessuno. Nessun parente, nessun… L’unico mio vero amico è Giulio che ieri mi ha detto bisogna che ci troviamo e che decidiamo come vorremmo essere trattati da morti io e te. E ha ragione perché qui… Eh sì, se non ci sono persone intorno.Siete nella stessa situazione.
Eh già.Però il fatto che hai bruciato le foto mi fa proprio male. Avevi delle foto del periodo della Resistenza?
Sì, ma poche. Ma non… Sai, non brucio solo quello, sto bruciando proprio delle cose perché a un certo punto, sai, a quasi 90 anni si fa presto neh a morire anche. Allora, non voglio lasciarle lì che poi magari vengono sbattute nella pattumiera, capisci?Quello dispiacerebbe, certo.
Ecco, allora ecco che ho incominciato con quelle della Resistenza perché io ci tengo di più delle altre. Già. Ed è da poco che l’ho fatto, saranno 4-5 mesi. Perché a un certo punto mi sono detta le lasci lì chi le prende? Perché sai chi ama la Resistenza…Io le avrei prese.
Parliamoci chiaro.Eh sì. Purtroppo non son tanti.
…
Qui sei tu?
Sì con Aldo, no con Medino.E qui eravate giù a Nichelino?
No, qui siamo a San Secondo, a casa mia.Ah, ecco la cascina, ecco che la vedo anche.