In quell’inverno ‘43-’44 Aldo Porta fa il garibaldino a Montoso agli ordini di Petralia; fa giungere a casa un paio di lettere in cui si firma Cirillo, forse un nome di battaglia, ma gli atti della Commissione per l’attribuzione della qualifica di partigiano non lo riportano. Possiamo presumere che abbia partecipato alle attività della banda, i primi scontri con fascisti e tedeschi a dicembre ‘43, la beffa del ‘furto’ del lancio di armi ai danni dei vicini giellini a gennaio ‘44 (da cui nacque una polemica che cova tuttora sotto la cenere degli anni)…
Quel che è certo è che il primo giorno di primavera dell’anno 1944 alle 6 e mezza circa del mattino, Aldo Porta è schierato sulle alture che fiancheggiano la strada che da Luserna sale a Rorà per cercare di bloccare una possente colonna di tedeschi e fascisti decisi a farla finita con questi territori che sfrontatamente si proclamano liberi.
La differenza di forze e armamenti è enorme, ma i garibaldini confidano nella conformazione della val Luserna che all’altezza di Pontevecchio presenta una strozzatura.
Alla Bordella, alla Galiverga, agli Ivert e a Rorà, bande di rincalzo sono pronte a sostituire al momento del bisogno i compagni schierati a Pontevecchio. A Rorà viene approntata una infermeria, affidata al giovanissimo Walter Rossi, alias Zanzara, uno studente ebreo fuggito da Torino che ha trovato rifugio e protezione nel paese, come tanti altri ebrei.
“Già sento i primi colpi, tra poco tocca a noi” scriveva pochi minuti prima di quell’ora il comandante del distaccamento schierato a difesa di Pontevecchio, Augusto Ferrero, alias Ulisse.
Per gentile concessione dell’autore.
Corrado Bianchetti, Non ti scordar di me: una storia vera, Editrice tipografica Baima-Ronchetti, 2015 – 70 pagine.
Disponibile nella Biblioteca delle Resistenze e Museo della Stampa Clandestina, sezione staccata della Biblioteca “Carlo Levi” di Torre Pellice specializzata sui temi della Resistenza italiana e delle resistenze contemporanee, Via Arnaud 30.