Poi un giorno capita che un ragazzo ti dica “sai, sto lavorando a questo fumetto su una storia che mi riguarda molto – è parte della mia famiglia- e che in fondo ci riguarda tutti, credo, perché su quelle montagne si è costruita la libertà che ora ci dobbiamo tenere stretti”. O qualcosa del genere.
Questo ragazzo di venticinque anni arriva e inizia a mostrarti lettere, fotografie, appunti, schizzi, e tu pensi che sarà anche vero che di mestiere non fa lo storico ma che sa seguire le tracce, come un giovane segugio, e inizia a costruire la sua storia con metodo e rigore, impara a intrecciare il racconto aderente ai fatti con scene di fiction costruite a partire da quello che sa, da quello che ha intercettato nei documenti e nella memoria dei protagonisti di allora, i pochi che – lo leggerete – in maniera sorprendente sono riusciti a scampare alla furia nazifascista.
E’ una piccola grande storia, quella che ci racconta Corrado.

Cosi Carlo Greppi, storico dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, parla del suo primo contatto con Corrado Bianchetti, allora, nel 2015, fumettista in erba partito per scrivere una storia a fumetti: una storia vera fin dove arriva quel che si sa, che diventa fiction nei passaggi di cui non si sa.

E’ la storia di Aldo Porta, un suo prozio finito a fare il garibaldino della 105ª Brigata Garibaldi “Carlo Pisacane” in Val Luserna, che si trovò a combattere a Pontevecchio il 21 marzo del 1944, e che fu uno dei 40 partigiani catturati sotto la Rumella nel loro disperato tentativo di raggiungere la valle Infernotto. Catturato e come quasi tutti gli altri trucidato per fare pedagogia o per semplice vendetta.

A lui toccò di essere fucilato il 7 aprile a Caluso, dove viveva la sua famiglia: che la sua esecuzione fosse di esempio a tutti. Insieme a lui fu fucilato il partigiano Oscar, fu lasciato per morto ma non lo era, la gente del paese lo soccorse e lo curò. Guarito, Oscar ritornò in Val Luserna e rese un rapporto ufficiale al comandante della base Visconti, a Pian Porcile: raccontò come la cattura dei 40 partigiani in fuga dopo la battaglia a Pontevecchio fosse dovuta non solo alla preponderanza delle forze nemiche e allo sfinimento dei partigiani, ma anche a una drammatica e dolorosa circostanza.

Per gentile concessione dell’autore.

Corrado Bianchetti, Non ti scordar di me: una storia vera, Editrice tipografica Baima-Ronchetti, 2015 – 70 pagine.

Disponibile nella Biblioteca delle Resistenze e Museo della Stampa Clandestina, sezione staccata della Biblioteca “Carlo Levi” di Torre Pellice specializzata sui temi della Resistenza italiana e delle resistenze contemporanee, Via Arnaud 30.