La guerra è appena finita, le formazioni partigiane appena smilitarizzate, e Paolo Favout, il comandante di quella che fu la V Divisione Alpina Giustizia e Libertà intitolata a Sergio Toja, deve rispondere a un impegno morale: onorare la memoria dei compagni caduti.
Sappiamo che si è già messo a lavorare alla redazione dell’Aldo d’Onore dei Caduti e che ha in mente la costruzione di un rifugio alpino intitolato a Willy Jervis: ne riporterà il bozzetto a pagina 3 dell’Albo con la dicitura “da erigersi”: qualcosa di più che un “da farsi”, un impegno morale (qui).
Quello che riportiamo è il suo appello alla sottoscrizione per costruirlo; non ha data ma possiamo collocarlo tra maggio e agosto 1945, data in cui un comitato promotore appositamente costituito diffonde il suo appello per la sottoscrizione e i relativi buoni.
I due appelli ci risultano non privi di retorica, in tono coi tempi e col particolare momento storico; qua e là sfiorano il tono elegiaco, come quando evocano la montagna come sacrario dei caduti, custode della memoria e monito per i posteri.
Ma l’appello di Poluciu ci si fa notare per alcuni aggettivi: l’iniziativa è “gentile e concreta”, quello che si costruirà sarà il rifugio dell’alpinista “stanco” e sarà il ritrovo dei partigiani “liberi” sì, ma anche “degni” della loro libertà.