Per Aimaro Isola, E seppellire lassù in montagna / sotto l’ombra di un bel fior è qualcosa di più che l’immagine del sacrificio di un partigiano; è l’espressione di un profondo rapporto che lega la Resistenza, i suoi uomini e i suoi luoghi.
Il Palas e il Castello di Bagnolo che videro i partigiani andare e venire tra fughe concitate e irreali pause in cui si parlava di filosofia e letteratura; il Monviso che disse a Balestrieri di ritorno dal fortunato assalto all’aeroporto militare di Murello “Povero ragazzo, chi credi di essere diventato?”; Emanuele Artom che temeva che “in futuro […] si dica che io arrampicandomi per la montagna […] non guardassi la vetta e il paesaggio. Errore, errore. Se non vedessi vetta o paesaggio non farei la dura salita, ma per paura di retorica preferisco tacere gli alti ideali”.
Sono esempi e testimonianze di un rapporto diretto di filiazione che lega la montagna, i luoghi della Resistenza, la gente che quei luoghi ha abitato e i partigiani che senza la loro complicità non avrebbe avuto un giorno di vita. Complicità di luoghi e persone: i luoghi che offrirono anfratti e nascondigli ma anche vie di fuga sicure, e la gente che nonostante atroci rappresaglie non fece mancare il suo aiuto ai giovani partigiani.
“Nella guerra partigiana, la montagna ed il paesaggio non sono solo allegorie o metafore. La montagna, la fatica dei corpi nella salita verso la vetta sono realmente, incarnano, per i partigiani, la Resistenza, gli ideali della lotta. Qui, sono in gioco non solo la vita, ma il riscatto, la dignità, la libertà”, scrive Aimaro.
E’ questo il senso delle parole di Martelli, mentre sale per raggiungere le bande partigiane: “Presto l’imboccatura cupa e grandiosa della Val Luserna si parò davanti a noi. La strada entrava in una strettoia ove, in basso, muggiva il torrente dalle acque spumose. Da entrambi i lati incombevano forre quasi a picco. Non mi ci volle molto per apprezzare la formidabile forza difensiva della Valle”.
“Tra questi paesaggi tralucono storie, racconti, miti e problemi che, ancora oggi, ci interrogano.” conclude Aimaro.
Il testo completo dello scritto, accompagnato dai disegni dello stesso Aimaro, su Patria Indipendente, qui.