Nato a Napoli il 31 dicembre 1901, caduto a Villar Pellice il 5 agosto 1944.

Dove si trova la lapide

Comune:

Villar Pellice

Località:

Piazza Jervis

Note: sul lato sud della piazza

Cenni storici

Così Il Partigiano Alpino del 26 agosto del 1944, edizione lombarda, commentò la morte di Guglielmo "Willy" Jervis.

Uno dei dirigenti del Mouvement de la Résistance francese recatosi or non è molto clandestinamente ad Algeri dichiarò davanti a quell’Assemblea Consultiva che se le forze dell’interno francesi avessero dovuto continuare la lotta per 8 o 10 mesi ancora, la Francia sarebbe stata una nazione privata per una generazione dei suoi migliori cittadini, perché, egli continuò, “nella lotta clandestina e nella guerra partigiano, sono i migliori che cadono, sono i migliori che vengono uccisi”.

Nella guerra aperta buoni e mediocri hanno ugual probabilità di morire, nella lotta partigiana i migliori pagano sempre. Ciò si applica in modo esemplare al recente assassinio del nostro compagno Willly Jervis nato a Napoli nel 1902 [così nell'originale; in realtà 1901], laureatosi in ingegneria a Milano.

Jervis era un uomo coraggiosissimo se per coraggio s’intende non l’esaltazione fanatica ma la calma e cosciente decisione di compiere ad ogni costo il proprio dovere, il dovere che la coscienza indica. Willy Jervis ha messo con una generosità innata tutte le sue doti fisiche al servizio della causa che egli ha un giorno deciso di servire.

Membro del Comitato Militare del Partito d’Azione, fondatore delle formazioni partigiane “Giustizia e Libertà” egli era stato arrestato l’11 marzo scorso. Dopo quasi cinque mesi di prigionia, quando tutto lasciava prevedere che egli, come tanti altri compagni, sarebbe stato deportato in Germania, improvvisamente è stato portato in Val Pellice, trattenuto una lunga giornata a un chilometro di distanza dalla moglie, che, ignara, aspettava da cinque mesi il permesso di vederlo, non fosse che per mezz’ora, e l’indomani mattina fucilato con raffiche di mitragliatore nel viso e impiccato poi assieme a quattro altri in una piazza di Villar Pellice. Ciò avveniva il 5 agosto e doveva servire di esempio alla popolazione per terrorizzarla in vista dell’imminente rastrellamento.

Quale il segreto di una vita così generosa e di una morte così eroica? La risposta ce la dà una persona che gli è stata vicino nel lavoro clandestino, un anonimo redattore dell'edizione lombarda de "Il partigiano alpino" che così scrive sul numero 4 del 26 agosto 1944 del giornale: "Mi chiedevo stanotte perché mi fossi tanto attaccato a Willy, che pure avevo conosciuto poco e da cui ero così diverso per cultura, interessi, abitudini. E la risposta la trovavo proprio in quel mirabile senso di saldezza morale che spirava da tutta la figura di Willy, in quella semplicità lineare con cui accettava ogni compito, scevra da quelle scorie di ambizione, di intellettualismo, di machiavellismo che troviamo nell’opera di alcuni nostri compagni... ed è col sacrificio di uomini come lui che la nostra causa vincerà."