Cenni storici

Così racconta Vincenzo Modica, il comandante “Petralia” della 105ª Brigata Garibaldi “Carlo Pisacane”, nel libro “Dalla Sicilia al Piemonte. Storia di un comandante partigiano”, Franco Angeli editore:

Il 30 dicembre è stato un brutto risveglio, alle ore 8 del mattino la sentinella avvista una colonna di fumo che si levava sopra Bagnolo Piemonte… Nella tarda mattinata tutti gli uomini della pattuglia rientrano alla base, riferiscono di aver visto i tedeschi e di avere avuto un breve scontro.

Verso mezzogiorno dalla mia postazione alla Prabina cominciai a notare movimenti di soldati tedeschi che si dirigevano verso la Bertona… Mi preoccupai subito che tutti fossero nelle posizioni assegnategli. Io mi piazzai accanto a Monetti e alla sua mitragliatrice. Monetti fremeva, aveva i tedeschi sotto tiro e li vedevamo muoversi attorno alla baita, voleva intervenire… Gli dissi di aspettare i miei ordini… Vedevamo altri tedeschi che continuavano a salire, ignari di essere sotto il tiro della nostra mitragliatrice. Parecchi si erano radunati sul pianoro sotto la Bertona. Il momento giusto era arrivato, “spara!” ordinai a Monetti. Un fuoco serrato si riversò sui militari tedeschi, parecchi li vedemmo cadere, altri, sorpresi e smarriti, corsero a ripararsi. La nostra mitragliatrice non cessava di sparare, il garibaldino Venturelli, aiutante alla mitragliatrice, continuava a portare munizioni, tutte le squadre erano entrate in azione e sparavano contro il nemico a ritmo continuo. Poco dopo i tedeschi, riavutisi dalla sorpresa, si riorganizzavano e dalle loro posizioni passavano al contrattacco. Due aerei di ricognizione sorvolavano la zona della Prabina, riuscivano a individuare le nostra postazioni, e concentravano il fuoco principalmente sulla nostra mitragliatrice. La fossa profonda dove Monetti aveva piazzato la sua arma ci salva dalle pallottole nemiche che continuano a passare sopra le nostre teste, i tedeschi non osavano uscire dai loro nascondigli.

La battaglia durò quasi tre ore. Walter Venturelli continuava a rifornire di munizioni la mitragliatrice ma in uno dei suoi giri, forse sportosi più del necessario, venne colpito da una raffica di mitraglia e cadde eroicamente vicino a Monetti.. Poco tempo dopo Monetti venne colpito in pieno petto e cadde attaccato alla sua mitragliatrice. La situazione si faceva difficile, non ci si poteva fermare. Chiamai il garibaldino Ciccio “Siciliano” buon conoscitore della mitragliatrice a sostituire Monetti, la nostra mitraglia riprendeva il fuoco contro il nemico. La battaglia continuava fin quando sentii Ciccio esclamare che la mitragliatrice non sparava più, si era surriscaldata per il lungo uso si era inceppata… Non c’era tempo da perdere, bisognava ritirarsi..: si raccolsero i cadaveri dei nostri due compagni e li si nascosero sotto le foglie. Si riempirono gli zaini delle munizioni rimaste, e si presero i pochi viveri disponibili. Ciccio smontò la mitragliatrice e se la mise in spalla.

Iniziammo la ritirata secondo l’itinerario previsto, conoscevamo alla perfezione il nostro territorio, ritirarsi verso l’alto non era prudente, la via più sicura era la ritirata a mezzacosta verso la valle Luserna. Ci incamminammo su questa strada e in breve tempo ci eravamo dileguati ed eravamo fuori dalla portata degli attacchi tedeschi.