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Cenni storici

LE BANDE IN VAL PELLICE

Sarsenà
Soprannominato Gruppo di Bobbio, era comandato da Abele Bertinat e da Giovanni Gay “Gayot”. A settembre del ‘43 ne facevano parte altri 13 uomini, Emilio Bertinat, Giovanni Negrin, Caïrus, Aldo Pontet, Mario Ferri, Davide Bonjour, Giovanni Durand-Canton, Paolo Charbonnier, Stefano Michelin, Giovanni Mondon ed Eliseo Geymonat, tutti contadini di Bobbio. Scissosi nell’ottobre del ‘44 in due unità comandate rispettivamente da Bertinat e da Gayot, ebbe vita fino alla Liberazione.

Bessé
Gruppo costituito da una decina di uomini del posto, guidati da Stefano e Giovanni Barolin.

Jraij (Araj)
Vi si riunì un piccolo nucleo di uomini di Villar, guidati all’inizio da due esponenti della borghesia valdese, i cugini Silvio ed Alberto Baridon. Entrambi verso la metà di novembre si trasferirono presso il gruppo degli Ivert, in seguito a contrasti con gli elementi locali.

Budeina
Il gruppo contava all’inizio 10 – 15 uomini, tutti del luogo, e faceva uso di una seconda base nella vicina Comba. Erano comandati da Enrico Barolin. Di questo gruppo fece parte, dall’inizio di ottobre fino a metà novembre del 1943, anche il cap. Prearo, dopo che gli ufficiali e i soldati che l’avevano seguito in montagna ebbero abbandonato la lotta.

Soura
Vi si stabilì un gruppo non grande, formato interamente da uomini di Villar più due ex marinai rifugiatisi in val Pellice. Era capeggiato da Vittorio Giovenale e da Ariolfo Charbonnier.

Ciarmis
Gruppo composto da una quindicina di uomini, tutti contadini del luogo, tranne due ex soldati della GAF; comandante Enrico Bouissa, un contadino di mezza età detto “lu Maire”.

Chabriols
Soprannominato Gruppo dei Ventuno per il numero iniziale dei suoi componenti, era comandato da René Poët. Ne facevano parte Jean e Poluccio Poët, Aldo Castellano “Braccio”, Stefano Ayassot “Thiene” o “Sciancun” e il fratello Aldo, Attilio Jourdan “il Biound” e il fratello Alberto, i fratelli Gilbert, Renato e Bruno Michelin-Salomon.

Sea di Torre
Il 13 settembre del 1943 un gruppo di 15 ex alpini della valle si stabilì alla Tarva, una grangia disabitata in prossimità della Sea. A gennaio ‘44 il gruppo era formato da una ventina di elementi tra alpini e soldati sbandati; successivamente, in seguito ai bandi di reclutamento repubblichini, raggiunse i 150 componenti e lasciò la sua sede originaria per stabilirsi alla Sea.
Il gruppo aveva vita autonoma, pur facendo formalmente parte delle formazioni G.L.; a capo vi fu sin dall’inizio Telesforo Ronfetto, “Pot”, sergente maggiore fuggito da Susa dopo l’armistizio; a lui si affiancò successivamente, forte del suo grado di capitano di complemento, Mario Rivoir. Era bene armato e sin dai primi tempi poteva disporre di una mitragliatrice e di due fucili mitragliatori; fu il protagonista indiscusso della cosiddetta battaglia di Rio Cross, a febbraio del ‘44, quando riuscì a bloccare poco sopra Torre Pellice la colonna militare che doveva rompere l’assedio alla caserma della guardia confinaria di Bobbio Pellice, consentendo così la prima simbolica vittoria partigiana.

LE BANDE IN VALLE ANGROGNA

Sap
Un piccolo gruppo di 7 o 8 torinesi arruolati al Caffè d’Italia e dirottati in valle Angrogna, dopo una breve tappa ai Saben, sopra Pra del Torno, il 20 settembre del 1943 salì ai Sap; nel corso del tempo, in linea con questa caratterizzazione iniziale, riunì laureati dell’area torinese, elementi della microcriminalità di Porta Palazzo e prigionieri delle più varie nazionalità sfuggiti ai tedeschi.
Lo comandò inizialmente Sandro Delmastro, a cui successero Alberto Salmoni e “il capun” Antonio Prearo, che lo fece trasferire al Palai, località più aspra e difendibile.
Lì andavano ‘il Bove’ Francesco Lo Bue, il parroco di Pra del Torno don Antonio Lantarè e il pastore del Serre, Edoardo Aime, tutti amici e collaboratori dei partigiani.
Era reputato essere un gruppo di bravi ragazzi ma inesperienti e piuttosto inconcludenti. Ciò non toglie che abbia fatto la sua parte durante il primo sfortunato assalto alla caserma di Bobbio (suo è il primo partigiano caduto in valle, Sergio Diena), e che nell’autunno-inverno del ‘43 sotto il comando di Enzo Gambina abbia fornito le sue squadre per il passaggio in val Germanasca ad organizzarvi la lotta armata. Quest’ultima missione comportò la riorganizzazione del gruppo che si unì a quello del Bagnau, località che da quel momento venne scelta come sede principale.

Bagnau
A metà settembre del 1943 vi si stanziò un gruppo di giovani di Torre Pellice e Luserna San Giovanni che avevano precedentemente ammassato ai Chiòt di Pra del Torno armi e materiali provenienti dalle caserme dell’esercito.
Il gruppo contava inizialmente una ventina di uomini, saliti a 35 – 40 in dicembre. Era comandato da Poluccio Favout e ne facevano parte gli studenti Federico Balmas, Paolo Monti e Robertino Juvenal; poi Dino Buffa, Michel Long, Giovanni Nicola, Attilio Fenoglio, Bruno Migliotti, Giacomino Suppo, tutti contadini e operai di Torre Pellice e Luserna S. Giovanni. E ancora, lo studente torinese Edo Dabbene e il dottor Manassero, figlio di un farmacista di Torre. Intorno alla metà di ottobre vi si aggregò Jacopo Lombardini, istitutore al Convitto di Torre Pellice costretto alla clandestinità, e poco più tardi il milanese Orfeo Gentile, Augusto Gambi e Francis Rostan di Torre Pellice.
Il gruppo si distinse per lo stretto legame con la direzione politica e organizzativa del Partito d’Azione e fu centro di coordinamento della lotta in Val Pellice e in Valle Angrogna.
A gennaio del ‘44, in corrispondenza col passaggio nel vallone di San Germano e successivamente in Val Germanasca ad organizzarvi la lotta armata, si unì a quello dei Sap.

LE BANDE IN VAL LUSERNA

Ivert
Nel settembre del 1943 vi si insediò una squadra di una ventina tra ufficiali di Pinerolo e studenti di Torre Pellice tra cui Lodovico “Gianni” Chiambretto, Sergio Coalova, Marcello Paltrinieri e “Edo” Edgardo Paschetto. Per quanto privo di una chiara connotazione politica, il gruppo operò in stretto contatto con le altre formazioni G.L. della Val Pellice e contribuì alla organizzazione del primo sfortunato assalto alla caserma di Bobbio: suoi erano gli uomini che commisero l’imprudenza di farsi bloccare con auto e armi dalla milizia fascista, compromettendo così la riuscita dell’azione.
Nel febbraio del ‘44 quando le altre bande della Val Pellice passarono nel vallone di San Germano e in val Germanasca, una parte del gruppo le seguì mentre un’altra parte rimase insieme a Sergio Coalova a presidiare la base. Dopo la cattura di Coalova da parte dei tedeschi, la base venne abbandonata per essere occupata nel marzo del ‘44 dalle formazioni garibaldine prevenienti dalla base della Prabina di Montoso per sfuggire a un pesante rastrellamento.

Mugniva
A fine dicembre del 1943 la IV Brigata d’Assalto Garibaldi comandata da Vincenzo Modica “Petralia” e Mario Abruzzese “Romanino” valicò in Val Luserna dopo avere abbandonato la propria base alla Prabina di Montoso per sfuggire a un rastrellamento tedesco.
Dopo una breve permanenza a Pian Porcile occupò alcune baite alla Bordella, al Triboletto e alla Galiverga, oltre a quella che era stata la base G.L. degli Ivert di Coalova.
Le basi avevano il loro centro strategico a Mugniva, sopra la Galiverga: lì venivano accolte le nuove reclute e venivano immagazzinate le provviste.
A fine gennaio ‘44 alla base della Galiverga erano presenti oltre cento uomini, che a fine febbraio, a causa dei bandi di leva della R.S.I., diventarono cinquecento.
Le basi dovettero essere abbandonate a fine marzo del ‘44, quando nonostante i duri combattimenti a Pontevecchio e alla Galiverga i garibaldini non riuscirono a fermare le truppe nazifasciste dell’Operazione Sperber .

Colletto dei Rabbi
Circa 20 – 25 uomini comandati da Valentino “Tino” Martina. Il gruppo si spostò poi a Rorà.
e quello di Valentino Martina “Tino”, in un primo tempo al Colletto dei Rabbi e poi a Rorà.