La testimonianza di Filippo Todaro, partigiano in val Pellice e deportato a Mauthausen

L’8 settembre 1943 Filippo Todaro, venticinquenne torinese di idee socialiste già passato dalle carceri del regime per volantinaggio contro la guerra, è militare di stanza a Roma, al Ministero dell’Aeronautica; nella notte tra il 9 e il 10 fugge dalla caserma col più classico dei sistemi, calandosi da una finestra con delle lenzuola annodate, e prende un treno in direzione di Torino.

Più volte arrestato riesce a fuggire sempre piuttosto fortunosamente, arriva a Torino, trova la sua casa distrutta dai bombardamenti e raggiunge una zia a Leinì, il 14 settembre. Subito individuato dai carabinieri, riceve l’ordine di presentarsi per essere arruolato nelle formazioni della Repubblica di Salò.

«Allora cosa ho fatto?” ha raccontato,“ Ne ho parlato con un materassaio che c’era lì, dice: “Guarda, io conosco un mio amico, un certo Penazzi a Torino, se vuoi ne parlo a lui”.”Sì, sì”. M’incontro con questo Penazzi, mi dice: “Guarda, noi dopodomani partiamo in montagna, se vuoi venire anche te”. Ho detto: “Per carità, vengo su, io non voglio andare con i tedeschi”. E allora così sono partito con loro e sono andato a finire a Torre Pellice, nella Giustizia e Libertà.»

Comincia così la storia del partigiano “Pilota”, nome di battaglia di Filippo Todaro che rende omaggio alla sua provenienza dall’Aeronautica; prima tra le fila GL in alta val Pellice agli ordini di Prearo, poi tra i Garibaldini in val Luserna agli ordini di Romanin e poi di Di Nanni; sempre su e giù tra un versante e l’altro, tra scontri, ritirate, nascondigli e ricerca di viveri ed armi.

Fino a che viene ferito e catturato a Babano, in una cascina non lontano dal Pellice, nel novembre del ‘44. Viene portato alle Nuove, interrogato, seviziato ed infine destinato alla deportazione. Inviato al campo di transito di Bolzano, l’8 gennaio 1945 è instradato a Mauthausen dove è classificato nella categoria degli Schutzhäftlinge, prigionieri per motivi di sicurezza. E’ liberato all’arrivo degli americani il 5 maggio.

Di tutto questo Todaro ha lasciato un racconto vivissimo nel marzo del 1982, tramite una intervista archiviata presso l’Archivio della Deportazione Piemontese dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea ‘Giorgio Agosti’.

 

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