Cenni storici

Il 29 luglio 1944 venne affidata a un reparto di Waffen-Grenadier-Brigade der SS comandato dal colonnello Otto Jungkunz una vasta operazione di rastrellamento che si distingueva da tutte le precedenti per l’ampiezza della manovra. Vennero coinvolti numerosi reparti della Wehrmacht, della Polizia tedesca e della Repubblica Sociale Italiana per un totale complessivo di quasi quattromila uomini, ed ebbe come nome in codice Nachtigall, “Usignolo”. Interessò le valli Germanasca, Chisone, Susa e Pellice.
In vista dell’imminente sbarco alleato nella Francia del Sud i tedeschi miravano a ripulire le zone di confine dalle bande che continuano a essere presenti nonostante i successi militari delle operazioni della primavera. La manovra si concluse con successo: la val Chisone e l’asse stradale Pinerolo-Sestriere-Monginevro vennero sgomberate, ma le bande, nonostante le forti perdite subite, non furono annientate sia per la resistenza offerta dai partigiani sia per la frammentazione dei reparti tedeschi costretti a combattere in zone di alta montagna.
Nel corso del rastrellamento si susseguì una serie ininterrotta di violenze e di soprusi compiuta ai danni dei partigiani e della popolazione civile nonché rappresaglie violente e particolarmente spettacolarizzate per vendicare le ingenti perdite subite anche dai tedeschi nel corso delle operazioni.
Qui, il 5 agosto, cinque prigionieri provenienti dalle Nuove di Torino vennero uccisi per rappresaglia a colpi di mitra, trascinati per il paese e poi appesi uno a una pianta, due a pali della luce e due a un balcone: tra questi solo Willy Jervis e Angelo Primela Miero furono in seguito riconosciuti. Il pastore Roberto Jahier riconobbe Jervis grazie alla Bibbia ritrovata accanto al suo corpo, mentre Angelo Primela Miero venne riconosciuto qualche anno dopo per via dei suoi scarponi.